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Eventi e dintorni
point Il Comune di Piegaro [Top]
piegaro

Piegaro è un comune italiano di 3.718 abitanti della provincia di Perugia, sul fiume Nestore, sotto il monte Montarale (853 m s.l.m.).

Geografia fisica
Il territorio di Piegaro è prevalentemente collinare, infatti solo un quinto di esso è pianeggiante. Ci sono due catene collinari che lo contraddistinguono e che delimitano il corso del fiume Nestòre; quella più a nord è coltivata a cereali, viti ed ulivi, mentre quella più a sud è coperta da boschi di lecci, roveri, castagni e pini. Il rilievo più importante è Montarale (853 m s.l.m). Da qui è possibile avere un panorama dell'alto orvietano (comuni di Fabro, Monteleone d'Orvieto e altri).

Classificazione climatica: zona E, 2152 GR/G

Piegaro fa parte della Comunità Montana Monti del Trasimeno.

È un centro molto rinomato per la lavorazione del vetro, i cui albori risalgono al XIII secolo: nel cuore del paese si può ammirare l'antica vetreria che ospita da aprile 2009 il Museo del Vetro.

Personalità legate a Piegaro
Stefano Pignatelli (Piegaro, 1578 – Roma, 1623), cardinale.
Leopoldo da Gaiche (Gaiche di Piegaro, 1732 - Monteluco, 1815), francescano beatificato nel 1893.

Gemellaggi
Piegaro è gemellata con le seguenti città:
Francia Verneuil-en-Halatte, Francia;
Rep. Ceca Dvůr Králové nad Labem, Repubblica Ceca.

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panicale

Panicale è un comune italiano di 5.741 abitanti della provincia di Perugia. Sorge su una collina ai piedi del monte Petrarvella (641 m s.l.m.) nella Val di Chiana romana, situata tra la vallata del lago Trasimeno e la valle del fiume Nestòre.

Storia
Le origini del nome
Per quanto riguarda l'etimologia del nome "Panicale" ci sono diverse ipotesi: una lo fa derivare da pan colis, cioè "luogo dove si coltiva il panìco" (un cereale simile al miglio), ipotesi riportata anche nello stemma del comune; un'altra, la più probabile, da Pani calet cioè "luogo dove ardono are al dio Pan". Meno probabile è Pan Kalon, dal greco "dove tutto è bello", ipotizzata dallo storico locale Corintio Corsetti nel XVII sec.

Si ipotizza che l'origine di Panicale sia antichissima anche se non ci sono fonti certe che lo testimoniano. Nel Medioevo la storia del castello di Panicale è legata a quella di Perugia, sia economicamente che militarmente. Infatti Panicale è sia un importante centro per il rifornimento di cibo (pane e carne), sia un avamposto di Perugia verso ovest e la Val di Chiana. Nel XIII secolo si sottomette alla Signoria di Perugia, anche se ebbe una discreta autonomia. Fatto molto importante è la prima compilazione di uno Statuto (1316), redatto in latino dal notaio Pietro di Vannuccio Vannucci, che sarà sviluppato e modificato nel 1356 e nel 1386. Nel 1484 lo Statuto sarà tradotto in volgare per facilitarne la comprensione ai cittadini. Dal 1416 al 1424 il capitano di ventura Braccio da Montone è signore di Perugia e di conseguenza governa anche Panicale, per la quale inizierà così una lunga serie di Signorie che la assoggetteranno per molti anni. Durante il Rinascimento Panicale vive un periodo di sviluppo economico, espansione territoriale e di generale benessere, che consente la realizzazione di diverse opere d'arte da parte di artisti celebri come Il Perugino.

Nel 1540 Perugia viene conquistata dallo Stato pontificio che manterrà il controllo sulla zona (quindi Panicale compresa) fino all'Unità d'Italia, eccezion fatta per gli anni dell'occupazione napoleonica. Vengono così introdotte nuove leggi, norme e regolamenti che sostituiranno il vecchio Statuto del 1316.

Il XVII secolo è per Panicale un secolo di lento declino. L'11 e il 12 maggio 1798 l'esercito napoleonico entra in Panicale e decreta la sospensione del potere papale.

Nel 1860 viene annessa al Regno d'Italia.

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paciano

Paciano è un comune italiano di 988 abitanti della provincia di Perugia in Umbria. È inserito tra i Borghi più belli d'Italia. La città medievale è posta sul monte Petrarvella (391 m s.l.m.) dove, in antichità, si trovava un tempio consacrato al dio Giano. Vi si può accedere da tre porte: la Fiorentina, la Perugina e Porta Rastrella.

Storia
Di origine medievale (XIV secolo), il paese fu dato in feudo da Carlo IV a Guglielmo di Beaufort e successivamente incorporato allo Stato della Chiesa (prima metà del XVI secolo).

Monumenti e luoghi d'interesse
Dentro le mura:

- il palazzo comunale (XIII secolo)
- le porte Rastrella e Fiorentina (XIII secolo)
- la Torre d'Orlando
- la Chiesa di San Giuseppe all'interno della quale si trova una Madonna della Misericordia, dipinto della fine del XV secolo di Fiorenzo di Lorenzo
- la Confraternita del Santo Sacramento dove si possono ammirare due tavole lignee del XV secolo ed un affresco di Francesco di Castel della Pieve, pittore ritenuto maestro del Perugino.
- la Chiesa di San Carlo Borromeo, in particolare il suo portale ed un Crocifisso ligneo del XVII secolo
- la Chiesa di Santa Maria
Nell'antica sede della Confraternita del Santo Sacramento si trova la Collezione di San Giuseppe con oggetti d'arte dall'età etrusca sino all'inizio del XVII secolo, in particolare:
una Crocifissione di Francesco Nicolò di Città della Pieve (1452)
affreschi risalenti al XIV secolo
numerosi cofanetti contenenti reliquie in oro ed argento del XVI secolo
quattro statue della Vergine del XVIII secolo
delle tele del pittore Castelletti (Paciano, 1790)

Fuori le mura:

- La Chiesa della Madonna della Stella con gli affreschi del pittore perugino Scilla Pecennini (XVI secolo).
- La Chiesa di San Salvatore a Ceraseto, con un affresco di Giovan Battista Caporali.
- Monte Pausillo

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castiglione del lago

Castiglione del Lago è un comune umbro di 15.504 abitanti in provincia di Perugia. Sorge su un promontorio situato sulla riva occidentale del lago Trasimeno.

Storia
La cittadina deve il suo nome al simbolo della famiglia che anticamente vi dominava; infatti Castiglione deriva da Castellum Leonis (castello del leone), volgarizzato poi in Castellioni.

Castiglione del Lago si trova lungo quella che un tempo era un'importante via di comunicazione, stretta tra Orvieto al sud, Chiusi ad ovest ed Arezzo al nord. La sua posizione in una zona così contesa, prima tra gli Etruschi ed i Romani, in seguito tra le cittadine toscane e Perugia, causò in numerose occasioni la distruzione delle fortificazioni originali, ricostruite a più riprese. Fondata dai romani col nome di Novum Clusium (Nuova Chiusi), sorge su di un colle che in epoca antica costituiva la quarta isola del lago Trasimeno (le tre isole ancora esistenti sono la Maggiore, la Minore e la Polvese) prima che la striscia d'acqua che la separava dalla terraferma fosse riempita. Nella struttura urbanistica del borgo antico è facilmente riscontrabile, nelle tre strade parallele che tagliano longitudinalmente il paese (decumani), l'origine romana. Solo durante il regno dell'imperatore Federico II (agli inizi del XIII secolo), Castiglione visse un periodo di relativa stabilità.
Più tardi il paese cadde sotto il controllo di Perugia, divenendo feudo della potente famiglia dei Baglioni. Nel 1550, papa Giulio III concesse il feudo a sua sorella Giacoma Ciocchi del Monte. Il 19 novembre 1563, il figlio di lei, Ascanio della Corgna, divenne marchese di Castiglione e del Chiugi per volere di Pio IV, insieme al fratello cardinale Fulvio. Nel 1617 Paolo IV concesse il titolo ducale a Fulvio II. Ad Ascanio I succedettero Diomede, Ascanio II e Fulvio II, al servizio dei quali operarono il poeta burlesco Cesare Caporali e il severo segretario di corte, nonché scrittore politico, Scipione Tolomei. Il duca Fulvio II Alessandro]] morì nel 1647 senza lasciare eredi e così il feudo tornò sotto il dominio dello Stato della Chiesa.
Il marchesato aveva una superficie di ca. 200 km² e importanza come "zona cuscinetto" tra granducato di Toscana e territori pontifici. Era un feudo pontificio con potere di imperio e diritto di battere moneta. Ascanio della Corgna emanò nel febbraio 1571 gli statuti, completati poi dal cardinale Fulvio e dal nipote Diomede: costituivano un'ampia raccolta di norme giuridiche civili e penali per disciplinare quanto avveniva nello staterello. Il marchesato era anche rinomato per fatti culturali ed artistici: nel palazzo castiglionese il marchese organizzava riunioni dell'Accademia degli Insensati, con la partecipazione di insigni letterati, nobili ed artisti; il Pomarancio ed altri pittori affrescarono la prestigiosa residenza, progettata dal Vignola e da Galeazzo Alessi.

Questi i marchesi di Castiglione del Lago:

Ascanio I (1563-71): sposò Giovanna Baglioni dalla quale non ebbe eredi e gli subentrò Diomede della Penna, figlio della sorella Laura;
Fulvio I il Cardinale (1563-83): fratello di Ascanio, amministrò il feudo insieme a lui e al nipote Diomede;
Diomede (1571-96): della Penna-Corgna, sposò Porzia Colonna;
Ascanio II (1596-1606): sposò Francesca Sforza di Santa Fiora;
Fulvio II Alessandro (marchese 1606-17, duca 1617-47): sposò Eleonora de Mendoza (madre di Francesca, ultima dei della Corgna) e Teresa Dudley.

I della Corgna avevano la cripta di famiglia nella cappella di Sant'Andrea della chiesa di San Francesco al Prato a Perugia: solo l'ultimo duca Fulvio II riposa (vicino al poeta di corte Cesare Caporali) a Castiglione del Lago nella cappella del Salvatore, presso la chiesa di San Domenico; il cardinale Fulvio Giulio della Corgna è sepolto a Roma nella chiesa di San Pietro in Montorio.

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scarzuola

La Scarzuola è la costruzione surreale progettata da Tomaso Buzzi, architetto, artista e uomo di cultura tra i più importanti del '900. Sorge a Montegiove, nel comune di Montegabbione (Tr). E’ costruita sulle adiacenze di un convento del '200 fondato da San Francesco. Tomaso Buzzi l'acquista nel 1957 e costruisce alle sue adiacenze una città ideale, tracciando un percorso simbolico neo-illuminista riferito a conoscenze esoteriche e sue intuizioni. La Scarzuola è formata da costruzioni raggruppate in sette scene teatrali, metafora della vita di ciascuno. Alla sua morte, nel 1981, la proprietà passa al nipote Marco Solari che ne continua la costruzione, utilizzando i progetti lasciati dallo zio; oggi è praticamente conclusa. Tomaso Buzzi è personaggio eminente della cultura italiana; sul finire degli anni venti fonda la rivista Domus con Giò Ponti, dove scrive sino al 1937; nel 1932 è direttore artistico della Venini di Venezia; in quel periodo partecipa a più edizioni della Biennale con sue creazioni; sempre negli anni trenta progetta alcuni quartieri di Milano. Nel 1936, dopo l'emanazione delle leggi razziali, si dissocia dal regime ed inizia un percorso di indipendenza professionale; diviene così il maggiore architetto dell'alta borghesia e della nobiltà italiana. Lavora anche all'estero e oltreoceano; all'inizio degli anni cinquanta è incaricato dal governo italiano di restaurare le ambasciate nordafricane e mediorientali. L’attuale proprietario, Marco Solari, è nipote del Buzzi. Venuto in possesso del luogo dopo il 1981, decide di stabilirvisi per terminare l’opera dell’Architetto attraverso i disegni lasciatigli in eredità. Non potrà aggiungere altro, relativamente alle strutture esteriori, visto che l’opera è vincolata dalla Soprintendenza dagli anni settanta. Quindi La Scarzuola, basata sul primo poema illustrato italiano “Hypnerotomachia Poliphili”, altro non è che un viaggio iniziatico all’interno di noi stessi dove possiamo incontrare luoghi, a forma di scene teatrali, metafora della vita di tutti noi, insomma un viaggio nell’anima, attraverso il non luogo ideato dalla fertile mente del Buzzi. All’interno del cortile d’accesso al convento è visibile una serie di 14 tavole plastiche in terracotta raffiguranti la via Crucis, opera di Fra Petrus de Scarsellis e Padre Nicolai de Urbe Veteri (1735). Inoltre la chiesa, restaurata e riarredata da Marco Solari dominus del luogo, contiene affreschi (a partire dal XIII sec.) di notevole importanza storica e arredi secenteschi; inoltre molti dei nobili del posto (Bulgarelli e Misciattelli) protettori del francescanesimo, ivi riposano a partire dall’anno 1290. Infine, lo stupendo giardino, oltre a essere esso stesso parte integrante del percorso esoterico come fosse scultura, contiene numerose varietà vegetali e un numero consistente di cipressi.

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Città della Pieve è un comune italiano di 7.834 abitanti della provincia di Perugia.

È situata su un colle, a circa 500 m s.l.m., dominante la Val di Chiana. Città medievale, Città della Pieve è costruita per un buon 70% in mattoni a vista. Città della Pieve fa parte di:
Comunità Montana Monti del Trasimeno;
Val di Chiana.

Storia
Le origini di Città della Pieve sono ancora oggi sconosciute. Prima di divenire cristiana aveva sicuramente un altro nome (lo dice il Giuducci nel suo "Ragguaglio storico di Città della Pieve del 1686): Monte di Apollo, Castelforte di Chiuscio, Salepio o Castrum Salepia. Nel II secolo, facendosi sempre più forte la religione cristiana, si creò una plebe da cui il nome Pieve di San Gervasio (da uno dei SS protettori). Il nome rimase tale finché tutto l'abitato fu recinto di solide mura e torri. Documenti risalenti a subito dopo l'anno 1000 ne indicano il nome in Castrum Plebis S. Gervasi. Dal XIV al XVII secolo il nome viene accorciato a Castrum Plebis e nel 1600 circa, il Pontefice Clemente VIII la eleva a città chiamandola Città di Castel della Pieve (in lat. Comunitas Civitatis Castri Plebis) ma, tale denominazione perché troppo lunga e facilmente confondibile con Città di Castello, venne quasi subito sostituita con l'attuale Città della Pieve.

Epoca etrusca
Sebbene non vi siano memorie che lo provino, il poggio ove sorge Città della Pieve, fu abitato fin dai tempi più remoti. Ne sono una prova i tanti reperti rinvenuti nelle campagne limitrofe quali urne sepolcrali con figure di gladiatori, vasi cinerari, lapidi e scudi. Molte furono in passato le tombe ritrovate contenenti urne in alabastro (una di esse con bassorilievi particolari fu venduta ad alto prezzo al Museo Nazionale di Londra. Molte di queste contenevano i resti mortali degli appartenenti alla famiglia dei Purni (dal lat. Furini o Purii). Furono anche rinvenuti oggetti quali òlle, ossari fittili, utensili e fibule. Il rinvenimento di tombe a camera e non, ritrovate nell'area limotrofa a Città della Pieve e l'assenza di resti di insediamenti urbani fa pensare che questo territorio appartenesse alla circoscrizione di Chiusi.

Epoca romana
Una lapide rinvenuta nell'orto del convento di S. Francesco (presso l'attuale oratorio attiguo il Santuario della Madonna di Fatima) dimostra che il paese fosse Municipio romano, che Silla concesse ai suoi veterani dopo la sconfitta inflitta a Mario nella pianura della Chiana (83 a. C.). Il ritrovamento di monete, utensili, ruderi di acquedotti nonché di un'urnetta contenente le ceneri di Tannia Stazia, il Pozzo del Casalino e la Torre del Pubblico ne sono la riprova.

Epoca cristiana
La religione cristiana si presume sia stata abbracciata nella prima metà del II sec. poiché è documentata nelle città limitrofe di Siena, Cortona, Perugia, Arezzo, Spoleto, Orvieto e Chiusi.

Monumenti e luoghi d'interesse

Pozzo del Casalino
Sulla via del Casalino, sotto una colonna in terracotta, è presente un antichissimo pozzo dai caratteri tipici dell'architettura romana. Venne costruito quando l'abitato divenne castello. Profondo 32 mt ha un diametro di 3,34 mt e nel suo fondo scorre una sorgente di acqua pura che attraverso un acquedotto sotterraneo lungo 200 mt percorribile anche a piedi arriva in località "mattatoio". Un altro pozzo sorgeva nella piazza centrale, oggi non più visibile poiché usato come fondamenta per la costruzione del campanile.

Torre del Pubblico
Guardando al torre appaiono evidenti almeno due distinte fasi costruttive di epoche diverse. La parte in basso in travertino, a filari squadrati è di molti secoli precedente il 1000 e sicuramente di altezza superiore della attuale. Indicata con il nome di "Turris S. Gervasci", poiché costruita nelle vicinanze della chiesa di San Gervasio, aveva finestre bifore, trifore e quatrifore con un ingresso ad arco pieno tipico dello stile romanico. In un secondo tempo, tra la seconda metà del XIV secolo e la prima del XV, non si sa' se per esigenze militari o semplicemente perché rovinata, fu alzata di 7 mt e fu cambiato lo stile adoperando il mattone; si chiusero alcune finestre per aumentarne la stabilità e ne furono aperte altre. La torre era isolata dalla chiesa ma alla fine del XVI secolo la cattedrale venne ampliata e prolungata addossando la facciata alla torre senza però rispettare alcun criterio estetico. Il suo basamento è di forma quadrata con un lato di 6 mt, mentre la sua altezza è di 39 mt.

Le Chiese

La Cattedrale
Il Liber Pontificalis di Anastasio Bibliotecario del IX sec. ci dà notizia che la matrona romana Vestina vissuta nel IV secolo possedeva tenimenti presso questo colle e presso Fondi, città del Lazio. Successivamente alla loro vendita innalzò in Roma una chiesa ai SS. Martiri Gervasio e Protasio (oggi San Vitale). La coincidenza che nelle due cittadine vi fosse lo stesso culto ai SS Gervasio e Protasio e che vi sia una chiesa a loro dedicata fa pensare che la matrona Vestina fu presa da entusiasmo per le meravigliose cose nello scoprimento delle Sante Reliquie di questi martiri, tanto da riuscire a coinvolgere gli abitanti di queste città nella venerazione di questi Santi. È la chiesa più vecchia, situata nel punto più alto della città diviene cattedrale dopo il 1600. Non si conoscono grandezza e forma del primo tempio pagano, mentre sono visibili i resti e le decorazioni romaniche. Nel 1530 si decise di rinnovare la tribuna e l'abside, ma i lavori ebbero inizio mezzo secolo più tardi da Niccolò di Pietro che l'alzò di qualche metro, l'allargò e l'allungò fino a congiungerla con la Torre Pubblica e costruì la gradinata in pietra serena davanti la porta. Il Pomarancio dipinse le pareti della tribuna e la calotta del coro ma le sue pitture furono danneggiate da un fulmine (1783) che si abbatté sulla tribuna. Rimane oggi visibile solamente la gloria sull'abside. La copertura con capriata crollò nel 1667. Venne ricostruita a volta. Tra il 1693 e il 1708 vennero edificate le cappelle laterali. Nel 1738 venne eretto il campanile. Nell'abside, sopra il coro, si ammira una tavola di Pietro Perugino raffigurante La Madonna fra i Santi Protettori Gervasio e Protasio, che tengono in mano due orifiammi con l'antica arme cittadina e i SS Pietro e Paolo. Nelle cappelle si possono ammirare opere di allievi del Perugino come Domenico Paride Alfani e Giacomo di Guglielmo oltre alla tela d'altare realizzata da Niccolò Circignani e Salvio Savini. Tra le varie opere è presente un simulacro in legno del XVI sec. di probabile attribuzione a Giovanni Tedesco.

La cripta
Sotto l'abside della Cattedrale sono visibili i resti di un'antica costruzione fatta con colonne e pilastri sostenenti quattro archi che vanno a riunirsi in un pilastro centrale di forma ottagonale. Questo locale era destinato a ricevere le salme dei vescovi; queste, successivamente vennero rimosse e portate in Cattedrale. Fu costruita forse sulle rovine del tempio pagano esistente in epoca etrusca e romana e della chiesa cristiana fondata da Vestina nel V secolo. Si è giunti a questa conclusione poiché questa fabbrica è preesistente alla chiesa romanica.

Il Convento e la Chiesa di San Francesco
La documentazione storica attesta che circa l'anno 1280, i padri Francescani acquistarono dai monaci Benedettini un oratorio dedicato a S. Bartolomeo con una casetta e una modesta porzione di terreno su cui fabbricarono il presente convento e una spaziosa chiesa di cui non se ne conosce la struttura poiché distrutta nel 1776 ad eccezione della facciata, rimasta originale fino al rosone e nella sua altezza complessiva. Internamente la chiesa è stata completamente rinnovata secondo il gusto del tempo e resa molto luminosa. Il campanile fu costruito (o forse ricostruito) nel 1600 come leggibile dall'incisione su un mattone. Del primitivo convento rimane un solo muro ove restano visibili finestre piccolissime in corrispondenza delle celle dei frati. Nel secolo XV, a causa dell'aumento della comunità religiosa francescana, vennero distrutti 3 lati della fabbrica per aumentarne l'ampiezza e la lunghezza del complesso e si creò all'interno del cortile un nuovo portico dove venne mantenuto l'antico oratorio di S. Bartolomeo. Va ricordato che nel 1426, S. Bernardino da Siena soggiornò a Castel della Pieve e all'interno proprio di questo oratorio istituì la Confraternita della Misericordia che vi rimase fino al 1567. Successivamente divenne il refettorio dei Francescani. Al suo interno si trova un importante affresco "La crocifissione di Gesù", unico dipinto superstite di un ciclo che quasi certamente si trovava nello stesso complesso conventuale. Purtroppo l'azzurro oltremare del fondo è sparito lasciando visibile il colore scuro della preparazione sottostante. I caratteri della scuola senese, in particolare di quella del Barna, ci fanno credre che l'autore sia Nicola di Bonifazio Senese, il quale verso la fine del Trecento, si trasferì a Castel della Pieve. Per sei secoli i religiosi conventuali abitarono questa struttura e nel 1860 la abbandonarono. La chiesa oggi è intitolata alla Madonna di Fatima e nei locali del vecchio convento insiste l'oratorio.

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infiorata

In omaggio al loro Patrono San Luigi Gonzaga, i contradaioli del Terziere Casalino, realizzano ogni anno un’originale infiorata. Questo appuntamento, tra i più importanti che la città offre ai suoi visitatori, segna tradizionalmente l’inzio delle manifestazioni dell’estate pievese. L’infiorata è anche musica e spettacolo; infatti, sia nella notte del sabato che nel pomeriggio della domenica i visitatori sono accompagnati lungo il percorso da armonie musicali. Nelle notti magiche del solstizio d’estate, in un confondersi di arte, spiritualità, storia e antiche tradizioni popolari, i contradaioli del Terziere realizzano quello che al mattino seguente è l’incomparabile spettacolo dell’Infiorata.

Link: http://www.terzierecasalino.it/L'infiorata.html

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perugia

Perugia è un comune italiano di 170.882 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Umbria.
Città d'arte, ricca di storia e monumenti, fondata dagli Etruschi, è polo culturale ed economico della regione, meta turistica e sede universitaria.

Territorio
Il centro storico di Perugia si adagia su un'acropoli che sorge all'altezza di ca 450 m s.l.m.. Nel punto più alto, Porta Sole, l'altezza è di 494 m, caratteristica che ne fa la città italiana più popolata fra quelle poste ad un'altitudine superiore a 250 metri. Il centro storico si sviluppa intorno a questo punto e sul crinale dei colli che da esso dipartono, formando cinque borghi medievali a prolungamento di quattro porte della città. All'originaria cinta, lunga 3 km, delle mura etrusche, si aggiunse nel Duecento e nel Trecento una nuova, e definitiva, murazione, lunga 9 km, quasi del tutto integra e, che delimita una superficie di area pari a 120 ettari. La città storica è quindi prevalentemente allungata sui crinali, con una forma pressoché ellittica con un asse maggiore di 3 km tra Monte Ripido (a nord) e San Costanzo (a sud) e un asse minore di 1,5 tra S. Francesco e Monteluce. I quartieri storici sono: Porta Sole, Porta Sant'Angelo, Porta S. Susanna, Porta Eburnea e Porta S. Pietro, a cui corrisposero per secoli i rispettivi spicchi del territorio rurale, soggetto alla città fin dai tempi del governo comunale. Ogni quartiere si incardina su una via principale o Corso su cui convergono le trame dei vicoli; vi campeggiano conventi, campanili, basiliche, chiese, oratori, cappelle, palazzi gentilizi (un centinaio), palazzi minori e altri edifici, poi ci sono le case a schiera dei vicoli. Il territorio oltre il centro storico scende tutto intorno fino ai 280 m s.l.m. del Pian di Massiano. Il territorio del comune arriva a 170 m s.l.m., toccati lungo il corso del fiume Tevere, che a sud ne segna i confini con il comune di Torgiano. Perugia è situata nell'entroterra dell'Italia centrale, nel punto più largo della Penisola. È la città più grande tra Firenze e Roma, collocata in posizione intermedia: distante ca 150 km da Firenze, Roma e Ancona, ca 400 km da Milano, Genova e Napoli.

Il territorio comunale ha un'area, tra le maggiori in Italia, di 449,92 km², la densità di popolazione è di 373,8 ab./km². Si estende sul territorio del suo storico contado, trapuntato di frazioni, castelli, ville, case rurali. Si articola in colline, monti e di pianure, conta 85 tra quartieri e frazioni, oltre cento edifici scolastici, 54 cimiteri, circa 3.000 km di strade. L'area urbana contemporanea, che dal centro storico e le prime periferie, oggi tocca e ingloba i centri abitati viciniori sviluppatisi dal secondo dopoguerra, si conforma in un tessuto urbano sfrangiato e discontinuo, inframmezzato di coltivi e residui di campagna, lungo circa 20 km da Villa Pitignano a San Martino in Campo, da Ferriera di Torgiano a Taverne di Corciano, ovvero sommando di fatto i comuni contermini di Corciano (21.000 ab.) e Torgiano (6.000 ab.).
L'acropoli perugina sembra costruita su una collina, in realtà le colline sono due: il colle del Sole e il colle Landone. La massima depressione tra le due alture si estende dal fosso di Santa Margherita, a est, al fosso della Cupa, a ovest. Gli Etruschi scelsero quest'area in quanto ricca d'acqua, ma presto ci si accorse che il terreno era anche franoso, cosa che nei secoli ha dato luogo costantemente a poderose fondazioni e fortificazioni, che perdurano tuttora in più punti.
A nord monte Tezio e monte Acuto la separano dal comune di Umbertide, ad ovest un lembo di territorio arriva a toccare le alture che circondano il lago Trasimeno. Ad est i primi contrafforti collinari dell'Appennino Umbro-Marchigiano la dividono dai territori comunali di Assisi e Gubbio.

Storia
Gli etruschi
I primi insediamenti conosciuti risalgono ai secoli XI e X a.C., con la presenza di villaggi nei pressi delle falde dell'altura perugina e a partire dal sec. VIII anche sulla sommità del colle dove sorge la città. Il rapido sviluppo di Perugia è favorito dalla posizione dominante rispetto all'arteria del fiume Tevere e dalla posizione di confine con le popolazioni Umbre.
Il nucleo di Perugia si forma attorno alla seconda metà del VI secolo a.C., dalla disposizione delle necropoli etrusche abbiamo una testimonianza indiretta dell'espansione del primo tessuto urbano. Perugia diventa in breve una delle più importanti città etrusche e una delle 12 lucumonie, dotandosi nel IV secolo a.C. di una cinta muraria ancor oggi visibile.

Perusia romana
Con la battaglia di Sentino (295 a.C.), Perusia e gran parte del resto dell'Umbria entrano nell'orbita romana, conservando l'uso dell'etrusco, documentato in città fino a tarda età repubblicana e mantenendo una sia pur limitata autonomia municipale. Durante la II guerra punica la città si mantiene fedele a Roma e dà rifugio ai romani sconfitti nella Battaglia del Lago Trasimeno (217 a.C.).
A partire dal I secolo a.C., in seguito alla Guerra Sociale, Perugia si integra con Roma, con la concessione nel 89 a.C. della cittadinanza. La città è uno degli scenari della Guerra civile tra Ottaviano e la fazione di Marco Antonio, con protagonista il fratello di quest'ultimo, Lucio. Viene incendiata nel 41 a.C. durante il Bellum Perusinum. Qualche anno dopo l'imperatore Augusto ricostruisce la città e le permette di fregiarsi del titolo di Augusta Perusia. Rimodellata secondo stilemi romani, Perugia si espande mantenendo nel nucleo centrale l'assetto viario etrusco.
In età imperiale la città si sviluppa oltre la cinta etrusca. Nella seconda metà del III secolo d.C. l'imperatore Vibio Treboniano Gallo, nato a Perugia, le dà lo ius coloniae.

Il periodo bizantino
Importante centro di collegamento tra la via Amerina e la Flaminia, nel 493 Perugia viene conquistata dagli Ostrogoti di Teodorico. Nel 537 le truppe bizantine di Belisario si scontrano con quelle Ostrogote di Vitige proprio nei pressi di Perugia. Nel 548 Totila espugna dopo un lungo assedio la città ed uccide il vescovo Ercolano. Con la fine degli Ostrogoti e sino all'VIII secolo la città resterà sotto il dominio bizantino, eccettuati due brevi periodi di occupazione da parte dei longobardi sul finire del VI secolo.
A partire dalla seconda metà dell'VIII secolo Perugia entra nella sfera di influenza del Papato, a sua volta vincolato in vario modo all'Impero Carolingio, ed è retta nei due secoli successivi da un Governo vescovile.

Il Comune
Nel 1139 si ha la prima attestazione del Governo dei Consoli e della nascita del Comune. Agli inizi del XII secolo il potere è diviso tra i Consoli, un'assemblea generale (l'Arengo) ed un consiglio minore. Nella seconda metà del secolo Perugia ha un'ampia sfera d'influenza nel contado circostante, avendo espanso i propri territori verso Gubbio e Città di Castello a nord e verso Città della Pieve, il lago Trasimeno e la Val di Chiana a ovest-sudovest. Nel 1198 la città accetta la protezione di Innocenzo III, rimanendo guelfa. Nel 1286 si contano ben 41 arti.
Nel XIII secolo il Comune estende la sua sfera d'influenza su Assisi (1205) e Foligno (1289) e conosce un imponente sviluppo urbano che si protrarrà fino alla metà circa del Trecento. La città è amministrata all'epoca da un governo mercantile, esercitato dai Priori, eletti fra gli iscritti alle arti, e con sede nel Palazzo dei Priori (XIII-XV secolo). Nel 1308 viene istituita l'Università, mentre nel 1342 viene redatto lo Statuto in volgare. Nonostante la peste nera e le sue vittime, Perugia dà ancora delle prove di forza nel 1352 e nel 1358, quando sconfigge prima Bettona, distruggendola, e poi Siena e Cortona (Battaglia di Torrita).

Il dominio Pontificio
Nel 1370 Perugia torna sotto il pieno controllo della Chiesa a seguito della sconfitta nella guerra contro Urbano V. A causa delle lotte interne e del tentativo di sottrarsi al dominio papale, si succedono diverse signorie (Michelotti, Visconti, Fortebracci). Con Braccio Fortebracci da Montone si realizzano importanti opere pubbliche come, ad esempio, la residenza di Braccio in piazza, della quale rimangono solo le logge, o il Sopramuro. Assumerà forme di Signoria anche il dominio sulla città della famiglia Baglioni, tra il 1438 e gli inizi del XVI secolo.
Nel XV secolo e nei primi decenni del secolo successivo, la città si impone come un importante centro artistico (basti pensare al Pinturicchio e al pievese Perugino) e culturale (fra i tanti che riceveranno la propria formazione a Perugia ci saranno anche il grande Raffaello Sanzio e Pietro Aretino).
Nel 1540, a seguito di una sfortunata guerra contro Paolo III Farnese, la città perde le sue libertà civiche e la sua secolare autonomia e passa nuovamente alle dirette dipendenze dello Stato della Chiesa che obbliga la cittadinanza a costruire l'imponente Rocca Paolina, dove si insedia una guarnigione pontificia.

L'età moderna e contemporanea
A partire dalla metà del XVI secolo e fino al momento della sua ricongiunzione all'Italia (1860), Perugia vivrà un lungo periodo di stagnazione demografica e economica, omologandosi al resto delle province pontificie. Purtuttavia, sotto il profilo architettonico e artistico, la città continuerà ad arricchirsi di edifici di pregio e ad avvalersi dell'opera di una serie di esecutori di alto livello professionale. Sono di questo periodo molte delle residenze patrizie che al giorno d'oggi abbelliscono Perugia (fra cui i palazzi Donini, Della Penna, Gallenga-Stuart e Conestabile della Staffa) e alcune prestigiose chiese barocche, prima fra tutte quella dedicata a San Filippo Neri.
Il 20 giugno del 1859 si consumano le cosiddette "stragi di Perugia", perpetrate dai reggimenti svizzeri inviati da Pio IX contro i patrioti cittadini che si erano ribellati al dominio dello Stato della Chiesa. Il 14 settembre 1860 le truppe piemontesi, 15.000 uomini al comando del generale Fanti, riescono a penetrare nella città[4] e a conquistarla, dopo aver costretto alla resa l'ultima guarnigione di soldati svizzeri asserragliata nella Rocca Paolina. In seguito quindi alla battaglia di Castelfidardo (18 settembre), tutti i territori di Umbria e Marche furono annessi al Regno di Sardegna. L'annessione verrà ufficializzata con il plebiscito del 4 novembre 1860.
Dopo l'Unità d'Italia (1861), il nuovo Stato italiano privilegerà proprio Perugia come capoluogo di una vastissima provincia, che si estende fino alla Sabina. Solo qualche decennio dopo, negli anni venti del XX secolo, tale territorio verrà ridimensionato: Perugia resta il capoluogo della regione, ma vengono sanciti il passaggio della Sabina al Lazio, e la costituzione della nuova provincia umbra di Terni, determinando così il definitivo assetto geografico e amministrativo della regione Umbria, tuttora vigente.
Nel 1922 da Perugia parte la Marcia su Roma.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, le operazioni clandestine di soccorso agli ebrei perseguitati sono coordinate a Perugia da don Federico Vincenti (1885-1955), parroco della chiesa di Sant'Andrea a Porta Santa Susanna, in collegamento con padre Aldo Brunacci e la DELASEM di Assisi. Per questo impegno di solidarietà, il 16 luglio 1997, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a don Federico Vincenti l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni.
Il 20 giugno 1944, pochi giorni dopo l'abbandono della zona da parte dei soldati tedeschi, entrano in città, da Porta San Pietro, le truppe alleate britanniche.
Il 24 settembre 1961, promossa dall'intellettuale antifascista Aldo Capitini, venne organizzata la prima Marcia per la pace Perugia-Assisi.

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Assisi

Assisi è un comune italiano di 28.147 abitanti[3] della provincia di Perugia in Umbria.
È conosciuta per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono san Francesco, patrono d'Italia, e santa Chiara.

Storia
Dalla fondazione alle invasioni barbariche
Le tracce più antiche della presenza umana nel territorio assisano risalgono al Neolitico.
Numerosi reperti archeologici indicano che Assisi trae le sue origini da un piccolo villaggio abitato dagli Umbri già nel periodo villanoviano (IX – VIII secolo a.C.). Come ci dimostrano i vari reperti archeologici rinvenuti, gli Umbri intrattenevano profondi rapporti (soprattutto commerciali) con i vicini Etruschi, stanziati sulla sponda occidentale del Tevere, dai quali si differenziavano, però, per lingua e cultura.
A dare ad Assisi una identità urbana e monumentale furono i Romani; nel 399 a.C. diviene colonia romana con il nome di Asisium e orbitò sotto il loro potere fino al 295 a.C. quando, con la battaglia di Sentino, i Romani imposero definitivamente il loro dominio anche nell'Italia centrale. Per Asisium inizia così un lungo periodo di prosperità e pace: innalzata a Municipium, diventò un importante centro economico e sociale dell'Impero romano. Il suo toponimo ha origini prelatine, e conservando un'incerta etimologia, viene interpretato in due differenti modi. Città del falco, o dell'astore oppure dalla base latina ossa ovvero torrente con ovvio riferimento al fiume Assino.
Nel corso del III secolo, per l'azione di san Rufino, vescovo e martire, inizia a diffondersi il cristianesimo.
Con il crollo dell'Impero romano anche Assisi conobbe la buia età delle invasioni barbariche e, nel 545, fu saccheggiata dai Goti di Totila. Conquistata dai Bizantini, passò poco tempo dopo (568) sotto il dominio longobardo e venne annessa al Ducato di Spoleto, del quale condivise le sorti fino all'inizio del XII secolo.

Dall'età comunale al Rinascimento
Dopo un periodo di guerre, nel 1174 fu assediata e conquistata da Federico I Barbarossa, che diede l'investitura della città al duca Corrado di Lutzen, detto anche Corrado di Urslingen: Assisi diviene dominio imperiale, ma sollevazioni popolari (1198) inaugurarono ben presto l'epoca comunale, non senza lotte interne e guerre con la vicina Perugia. Tra 1181 e il 1182, nasce ad Assisi Francesco – figlio di Pietro di Bernardone e Madonna Pica – il futuro santo che, con la sua opera, segnerà la storia del luogo e dell'umanità. Nel 1198 il popolo di Assisi, stanco delle prepotenze del duca di Lutzen, si ribellò scacciandolo dalla città. Durante la fine della prima metà del Duecento l'Assisi guelfa subì vari assedi da parte delle truppe Saracene e Tartare facenti parte del grande esercito di Federico II. Le truppe imperiali devastarono a più riprese il contado ma la città grazie alla valenza delle sue milizie ed il carisma di Santa Chiara resistette alle incursioni. Negli anni a seguire Assisi vide alternarsi al controllo della città sia i Guelfi che i Ghibellini. Successivamente la città passò sotto il dominio della Chiesa, dei Perugini, di Giangaleazzo Visconti, dei Montefeltro, di Braccio Fortebraccio da Montone, passando infine sotto il controllo di Francesco Sforza. Nel novembre del 1442 Assisi, difesa in quel periodo da Alessandro Sforza, subisce l'assedio delle truppe comandate dal Piccinino. Dopo molti giorni di vani tentativi le truppe assedianti, anche grazie all'aiuto di un frate traditore, riescono a penetrare all'interno della cinta di mura. Assisi viene pesantemente devastata e saccheggiata ma il Piccinino si oppone comunque alla completa distruzione della città rifiutando i 15000 fiorini offerti dai perugini al riguardo.
In questo periodo fu profondamente segnata dalle lotte intestine che videro sempre in contrasto le potenti famiglie dei Nepis (della Parte de Sopra schierati con i Ghibellini) e dei Fiumi (della Parte de Sotto legati ai Guelfi); solo nel XVI secolo la conquista dell'Umbria da parte del papa Paolo III ridonerà alla città un periodo di pace e tranquillità.

Dall'età moderna ad oggi
A partire dal XVII secolo, grazie alla fondazione di istituti ed accademie, riprende con grande fervore l'attività culturale, interrotta dal periodo delle guerre napoleoniche (1799), quando le truppe francesi al comando di Napoleone Bonaparte saccheggiarono la città e molte opere d'arte.

Nel 1860, con plebiscito unanime, aderì al nascente Stato italiano. L'unificazione permetterà alla città di aprirsi progressivamente all'esterno, grazie anche alla costruzione dello scalo ferroviario. Con il ritrovamento dei corpi di San Francesco (1818) e Santa Chiara (1850), Assisi diventa meta privilegiata di pellegrinaggi; il turismo religioso dette un forte incremento alla rinascita dell'economia locale.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo seguente all'8 settembre 1943 e all'occupazione tedesca, Assisi è letteralmente invasa dai profughi, tra i quali oltre 300 ebrei. Il vescovo mons.Giuseppe Placido Nicolini – coadiuvato dal segretario, don Aldo Brunacci, e dal guardiano del Convento di San Damiano, padre Rufino Niccacci – trasforma Assisi in uno dei centri principali della resistenza civile italiana all'Olocausto. Travestiti da frati e suore, nascosti nei sotterranei e nelle cantine, mimetizzati tra gli sfollati, provvisti di documenti falsi, gli ebrei rifugiatisi ad Assisi sono protetti da una vasta rete di solidarietà che si estende anche ad altre zone dell'Umbria ed ha contatti, anche attraverso il ciclista Gino Bartali, con le centrali di resistenza e finanziamento della DELASEM in Liguria e Toscana. Il compito è arduo. Tra i rifugiati ci sono donne, bambini, vecchi, ammalati, che necessitano di cure ed assistenza per le necessità quotidiane. Si organizza persino una scuola dove i bambini ebrei possano ricevere istruzione religiosa ebraica. Grazie anche alla complicità del colonnello tedesco Valentin Müller, che dichiarerà Assisi una zona franca ospedaliera, nessun ebreo sarà deportato da Assisi.[5] Il vescovo Giuseppe Placido Nicolini, don Aldo Brunacci e padre Rufino Niccacci, ricevono nel dopoguerra l'alta onorificenza di giusti tra le nazioni dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, unitamente a Luigi e Trento Brizi che nel loro piccolo negozio di souvenir vicino a piazza Santa Chiara hanno provveduto alla stampa di tanti falsi documenti di identità[6] Nel 1985 il film The Assisi Underground di Alexander Ramati ricostruisce le vicende e i protagonisti di quegli anni. Nel 2004 la Medaglia d'oro al Valor Civile è conferita alla città di Assisi per l'impegno civile dimostrato dall'intera popolazione.
Il 27 ottobre 1987, su invito del papa Giovanni Paolo II, i principali rappresentanti delle religioni del mondo si riunirono ad Assisi per un incontro di preghiera in nome di san Francesco, profeta della pace come lo definì lo stesso pontefice.

Monumenti e luoghi d'interesse
Chiese ed edifici sacri:
Basilica di San Francesco d'Assisi (divisa in parte inferiore e superiore)
Basilica di Santa Chiara
Cattedrale di San Rufino
Chiesa di Santa Maria Maggiore
Chiesa di San Pietro
Chiesa Nuova
Oratorio dei pellegrini
Oratorio di San Francesco Piccolino
Santo Stefano
Basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola
Eremo delle carceri sul monte Subasio
Chiesa di san Damiano
Chiesa di Santa Maria in Rivotorto
Abbazia di San Benedetto, fu fondata nel X secolo sulle pendici del monte Subasio; distrutta nel 1399, venne restaurata nel Seicento. Ne rimangono le mura perimetrali, l'abside e la cripta, risalente alla seconda metà dell'XI secolo.
Palazzo vescovile, dove San Francesco fece la rinuncia ai beni paterni.
Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva.

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Spello

Spello è un comune italiano di 8.590 abitanti dell'Umbria in provincia di Perugia.
Si colloca ai piedi del monte Subasio e dista all'incirca 5 km da Foligno e 30 da Perugia. La superficie del comune si estende in montagna, collina e pianura. Il suo terreno, molto fertile, è coltivato a cereali, viti ed olivi. È da quest'ultima pianta che Spello trae il suo più prezioso prodotto gastronomico: l'olio extravergine d'oliva. Non a caso la città, oltre ad essere annoverata tra i borghi più belli d'Italia, fa parte dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio.
Vi si tengono mercati settimanali e fiorenti manifestazioni folcloristiche, tra le quali si ricorda l'Infiorata del Corpus Domini e la festa dell'olio, che si tengono rispettivamente nei periodi di maggio-giugno e dicembre-gennaio. Nella cittadina si trovano numerose opere di epoca romana e rinascimentale, in effetti la chiesa di Santa Maria Maggiore, la più grande di Spello, vanta splendidi affreschi del Pinturicchio, conservati nell'interna Cappella Baglioni.

Monumenti e luoghi d'interesse
Porta Consolare: ingresso principale della città romana, in calcare del Subasio, con torre quadrata medievale e tre statue marmoree repubblicane.
Mura augustee e porta Urbica: circa 2 km, tra le più significative e intatte cinte murarie d'Italia.
Porta Venere e torri di Properzio, augustea, assai armoniosa, con due poderose torri dodecagonali romaniche.
Porta dell'Arce o dei Cappuccini, romana, ingresso settentrionale alla città.
Palazzo comunale, nel quale sono presenti iscrizioni romane, due ritratti di età Flavia, una pregevole biblioteca con mobilio di fattura veneziana e soprattutto il noto rescritto di Costantino datato 333-337 d.C., fontana esterna cinquecentesca con stemma di Giulio III.
Palazzo Baglioni, in piazza della Repubblica, un tempo residenza dei Baglioni conti di Spello fino al 1648.
Palazzo Urbani, con splendido ballatoio ligneo con tettoia.
Cappella Tega, con affreschi dell'Alunno.
Collegiata di Santa Maria Maggiore, che ospita, nella cappella Baglioni, splendidi affreschi del Pinturicchio (1500 circa-1501) ed un pregevole pavimento di maioliche di Deruta ("Il frate",1566). Prezioso il Tabernacolo, di Rocco da Vicenza (1516). La facciata originaria, del XIII secolo, fu completamente rifatta attorno alla metà del '600. L'interno presenta molti elementi barocchi fra cui un altare.
Sant'Andrea, custodisce la Madonna in trono e santi di Pinturicchio e collaboratori, del 1506-1508.
San Lorenzo, con affreschi e tabernacolo del '400.
San Claudio, chiesa romanica del XI secolo (forse costruita sopra un tempio dedicato a Saturno) avente affreschi del XIV secolo (Cola di Petrucciolo da Orvieto) e del XV secolo (Ignoto).
Villa tardo romana (augustea), con notevoli mosaici ben conservati, situata in località Sant'Anna.
Villa Costanzi, ben più nota come Villa Fidelia, del '600, ospita ogni anno eventi e concerti.
Pinacoteca civica, con interessanti opere dal '400 al '700.

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Trevi

Trevi è un comune italiano di 8.308 abitanti della provincia di Perugia.

Storia
Plinio il Vecchio la classifica come una città degli Umbri, e il nome latino Trebia potrebbe derivare dalla radice umbra treb-, componente delle parole che in quella antica lingua indicavano casa, costruzione, costruire. La sua esistenza, prima della dominazione romana, è testimoniata anche dalla "stele di Bovara", con iscrizione arcaica, rinvenuta di recente, ma nel suo territorio stanziarono civiltà preistoriche, come attestano ritrovamenti del paleolitico. Acquistò grande rilevanza quando, in età imperiale, fu ripristinato l'antico corso della Flaminia e si sviluppò in pianura, in località Pietrarossa, una vera civitas con edifici monumentali di cui rimangono numerosi resti, mentre sul colle seguitò a sussistere l'arce fortificata con robuste mura del I secolo a.C., tuttora visibili. In antico aveva giurisdizione anche su "ville" di montagna a est e su gran parte della valle sottostante, attraversata dalla Flaminia e solcata dal Clitunno, allora navigabile. Fu sede vescovile fino all'XI secolo. Con il dominio dei Longobardi, che istituirono il potente ducato di Spoleto, Trevi fu assegnata a un gastaldo. Agli inizi del XIII secolo si costituì in libero comune, che alleatasi con Perugia per difendersi da Spoleto fu, con alterne vicende, in lotta con i comuni vicini, ottenendo il libero governo soltanto nel 1389. Subì il dominio di vari capitani e, segnatamente, il funesto vicariato dei Trinci di Foligno fino al 1438 quando, tornata al diretto dominio della Chiesa sotto la legazione di Perugia, seguì le sorti dello Stato Pontificio fino all'unificazione. Nel 1784, da Pio VI, fu reintegrata al titolo di città.

Luoghi d'interesse
Chiese
Duomo di Sant'Emiliano
Complesso museale di San Francesco
Santuario della Madonna delle Lacrime con annessa casa d'accoglienza per diversamente abili (opera del Beato Bonilli) gestito dalle suore della Sacra Famiglia. La chiesa al suo interno presenta un affresco del Perugino rappresentante l'Adorazione dei Magi e un affresco di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna raffigurante il Trasporto di Cristo al sepolcro
Abbazia benedettina e Chiesa di San Pietro in Bovara. Vicino si trova l'Olivo di Sant'Emiliano che ha più di 1700 anni.
Chiesa romanica di Santa Maria di Pietrarossa

Edifici storici
Palazzo Lucarini, sede del Museo d'Arte Contemporanea, di fronte al Duomo, dei secoli XII e XIX.
Villa Fabbri dei Boemi, secolo XVII. Al piano nobile si trova una ricca decorazione ad affresco dei primi del Seicento

Siti archeologici
Torre comunale in Piazza del Comune
Torre difensiva di Matigge
Sentiero dell'acquedotto medievale

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Spoleto

Spoleto (Spuléti in dialetto spoletino) è un comune italiano di 38.123 abitanti, 348,14 km2 di superficie della provincia di Perugia.

Storia
Umbri e Colonia romana
Spoleto è centro abitato fin dalla preistoria. Le prime testimonianze di insediamenti[senza fonte] risalgono almeno all'età del bronzo finale (XII-XI secolo a.C.): i reperti di maggiore interesse sono venuti alla luce alla sommità e sui pendii del colle Sant'Elia, dove molti secoli più tardi sorgerà la Rocca albornoziana.
Durante l'età del ferro Spoleto fu uno dei maggiori centri umbri, in posizione dominante sulla valle umbra. Rimangono numerose sepolture ad inumazione con ricchi corredi databili al VII-VI secolo a.C. e le mura poligonali del V-IV secolo a.C., dette mura ciclopiche, costituite da enormi massi di pietra calcarea in forma poligonale.
Divenne colonia romana nel 241 a.C. con il nome di Spoletium e si mantenne sempre fedele a Roma, in special modo durante le guerre puniche, non soltanto respingendo Annibale dopo la sua vittoria al Trasimeno (217 a.C.)[2], ma soprattutto nel periodo critico successivo a quel lungo conflitto.
Nel 43 a.C. vi sostò Ottaviano, prima della battaglia di Modena, officiando un sacrificio rituale presso uno dei tempi della città.

Ducato di Spoleto
Agli inizi del V secolo si sa che risiedeva a Spoleto il senatore romano Giulio Naucellio.
Abbellita da Teodorico, che fra il 507 e il 511 pose mano al restauro della città e alla bonifica della valle in larga parte impaludata, e da Belisario (536), Spoleto fu espugnata da Totila (545) e restaurata da Narsete che, dopo il 553, intraprese il ripristino delle mura.
Sotto i Longobardi Spoleto fu capitale dell'omonimo ducato, proiettando l'influenza politica della città su un vasto territorio dell'Italia centro-meridionale, fino al ducato di Benevento.
Caduti i Longobardi, il ducato passò ai Franchi. Quando l'impero carolingio fu smembrato, i duchi di Spoleto, Guido III e suo figlio Lamberto, si spinsero alla conquista della corona imperiale (889).

Stato Pontificio
Nel 1155 Spoleto, "munitissima città, difesa da cento torri"[senza fonte] fu, secondo la tradizione, distrutta da Federico Barbarossa.
Contesa poi tra l'Impero e la Chiesa, fu a questa aggregata da Innocenzo III nel 1198 e, definitivamente, nel 1247. Funestata da conflitti tra Guelfi e ghibellini, fu riappacificata dal cardinale Egidio Albornoz (egli, nel 1359, diede inizio ai lavori di costruzione della Rocca come sede dei governatori della città); fu assicurata alla Chiesa e fatta centro importante dello Stato pontificio, che le mandò autorevoli governatori, tra cui anche Lucrezia Borgia (1499).
Dal Rinascimento in poi, Spoleto si trasformò progressivamente da centro prevalentemente strategico a centro culturale, con la fondazione dell'Accademia degli ottusi (oggi Accademia spoletina). Seguirono periodi di splendore e di decadenza. I papi, Urbano VIII e Pio IX erano stati rispettivamente Vescovo ed Arcivescovo di Spoleto.
Durante l'occupazione francese nel periodo napoleonico, Spoleto fu capoluogo prima del dipartimento del Clitunno e poi di quello del Trasimeno, per la sua prossimità ai territori montani confinanti con il Regno di Napoli, e perciò esposti alla penetrazione del brigantaggio, che consentiva un più agevole controllo territoriale.
La Restaurazione (1814) la fece sede di una delegazione pontificia sino alla Unità d'Italia.

Dopo l'unità d'Italia
Il 17 settembre 1860, le truppe del generale piemontese Filippo Brignone entrarono a Spoleto, sottraendo la città allo Stato pontificio. Successivamente, con il plebiscito del 4 novembre 1860, che coinvolse Marche e Umbria, Spoleto fu annessa al Regno d'Italia.
Dopo l'unità, il nuovo stato italiano privilegiò Perugia come capoluogo di una vastissima provincia, che inglobava anche il territorio spoletino e si estendeva fino alla Sabina, relegando quindi Spoleto ad un ruolo di secondo piano.
Infine, con la successiva promozione di Terni a capoluogo di provincia, nel 1927, Spoleto ha finito per perdere definitivamente il suo antico ruolo di centro politico-amministrativo dell'Umbria meridionale.

Monumenti e luoghi d'interesse
Luoghi di culto
Il Duomo o cattedrale di Santa Maria assunta, sorto nel 1067 sui resti di una chiesa del IX secolo. Notevoli gli affreschi del Pinturicchio nella Cappella del vescovo Eroli e di Filippo Lippi nell'abside della navata centrale.
La chiesa di San Salvatore (IV-V secolo, con rifacimenti longobardi dell'VIII secolo), fra le più antiche basiliche di origine paleocristiana in Italia.
La chiesa di Santa Eufemia (XII secolo), costruita nell'area di una insula, di cui restano mosaici e mura (e che costituisce un raro caso italiano di chiesa romanica con i matronei).
Il monastero di Sant'Agata e la chiesa di San Pietro.
La chiesa di Sant'Ansano, del primo medioevo, costruita sul sito del tempio romano dedicato a Giove, riconoscibile ancora nella cripta.
Le chiese romaniche di San Gregorio Maggiore, San Domenico, San Ponziano, San Giuliano e San Paolo inter vineas.
Il complesso monumentale di San Nicolò.
La chiesa della Manna d'oro.
La chiesa di Santa Maria della Consolazione
La chiesa dei Santi Giovanni e Paolo: con un affresco raffigurante l'uccisione di Thomas Becket, avvenuta nel 1170, ad opera di Alberto Sotio, solo di pochi anni successivo all'episodio raffigurato (la chiesa fu consacrata nel 1174).

Monumenti civili
La Rocca albornoziana sorge alla sommità del colle Sant'Elia da dove domina la valle umbra. Possiede due cortili interni e sei torri, tra cui quella comunemente chiamata "della spiritata", e la "camera pinta", affrescata con dipinti quattrocenteschi.
Il Ponte sanguinario, di epoca romana, attualmente al di sotto del piano stradale, riscoperto solo nel XIX secolo. Si trova esattamente in corrispondenza dell'attuale centro viario di piazza della Vittoria ed è visitabile scendendo una rampa di scale che parte direttamente dalla piazza. Lungo 24 m ed alto 9, risulta essere in ottimo stato di conservazione. È costituito da blocchi di travertino squadrati che compongono tre arcate, di cui una ancora interrata. Il ponte permetteva alla via Flaminia di oltrepassare il torrente Tessino, che oggi scorre qualche decina di metri più a nord-est; quando questo gradualmente cambiò sede, il ponte restò semplicemente un tratto della via e col tempo venne interrato. Il nome è probabile che derivi dall'antica e vicina porta Sandalapius, ma la tradizione popolare lo associa alla vicinanza dell'anfiteatro romano, dove si ritenevano avvenuti molti martirî.
L'arco di Druso, romano, costruito lungo il tracciato urbano della via Flaminia, che introduceva al foro (sito attuale di piazza del Mercato), eretto nel 23 d.C. in onore di Druso minore.
Il palazzo Spada, sede del Museo del tessile e del costume.
Il palazzo Racani Arroni, con i suoi graffiti monocromatici cinquecenteschi.
Il ponte delle Torri, lungo 230 m, monumento simbolo della città: è un acquedotto romano-longobardo secondo alcuni, tardo-medievale secondo altri, unico nella sua altezza di 82 m. Il monumento è interessato da un delicato intervento di monitoraggio dello stato tensionale delle murature. Esso viene considerato un'anomalia per l'epoca della sua costruzione: di fatto, raramente nella stessa epoca vennero costruite opere di uso civile di tale imponenza. L'opera viene celebrata da Goethe nel suo Italienische Reise. Il luogo è divenuto nel tempo tristemente famoso anche per il verificarsi di alcuni episodi di suicidio.
L'elegante Casa romana del I secolo d.C., appartenuta a Flavia Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano, decorata con pavimenti e mosaici ancora intatti.
La Torre dell'olio, del XIII secolo, e la porta Fuga: la prima così chiamata perché da essa, in difesa della città, si soleva gettare olio bollente sui nemici che assediavano la sottostante porta Fuga, appartenente alla prima cinta muraria urbica). Si narra che molti nemici, i più illustri Federico Barbarossa e Annibale, subirono ingenti perdite da questa strategia di difesa (da cui il nome "Fuga" della sottostante porta).
Palazzo comunale, del Duecento.
Diversi palazzi del XVIII secolo: palazzo Collicola (sede del Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive, con opere di Calder, De Gregorio, Pomodoro ed altri), palazzo Campello e palazzo Ancaiani, sede del Centro italiano di studi sull'alto medioevo.
Il Teatro romano, utilizzato in epoca medievale come cava di pietre a servizio in particolare dell'edificazione della Rocca, del vicino palazzo Ancaiani e della torre campanaria del Duomo (data l'origine romana del materiale di recupero, molti simboli pagani, come ad esempio i falli alati portafortuna, sono tuttora visibili sul campanile della cattedrale.
Il teatro Caio Melisso, di origine seicentesca, abbandonato dopo l'inaugurazione del Nuovo e successivamente riabilitato.
Il Teatro Nuovo "Gian Carlo Menotti", del 1864, progettato dall'architetto Ireneo Aleandri e voluto dalla borghesia cittadina per l'insufficiente capienza del già esistente teatro Caio Melisso. Con i suoi 800 posti e l'ampiezza del palcoscenico di 25 m, risulta essere il più grande Teatro all'italiana dell'Umbria[senza fonte]. Il 29 giugno 2007, in occasione dell'avvio della cinquantesima edizione del Festival dei Due Mondi, il teatro è stato riaperto al pubblico dopo un restauro durato 3 anni. Nel 2010, il Teatro è stato intitolato al maestro Gian Carlo Menotti.
L'auditorium della Stella.
Il Laboratorio di scienze della terra.
Il Museo archeologico nazionale, ubicato all'interno dell'ex monastero di Sant'Agata e comunicante con il Teatro romano. Contiene reperti che illustrano la storia della città dalla protostoria al periodo tardo antico, nonché una sezione sul territorio della Valnerina in epoca preromana e romana.
Il Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive.
Il Museo diocesano.
Il Museo nazionale del ducato di Spoleto, ubicato all'interno della Rocca albornoziana, che conserva numerose testimonianze altomedievali riferite al periodo della dominazione longobarda.
Il Museo della Ferrovia Spoleto-Norcia
Casa Menotti, Centro di Documentazione del Festival dei Due Mondi.
Spoletosfera, una cupola geodetica donata alla città di Spoleto nel 1967 dall'architetto Richard Buckminster Fuller in occasione del X Festival dei Due Mondi.
La piazza del Duomo e la relativa scalinata.
La piazza Del Mercato.
Le vie di Fontesecca e dei Duchi, dove sono ancora visibili ed utilizzate le antiche botteghe medioevali.
Cinte murarie urbiche. Spoleto presenta due cinte murarie urbiche:
la prima sorta in epoca pre-romana, le cosiddette "mura ciclopiche", era costituita da enormi blocchi di pietra squadrati e racchiudeva l'agglomerato urbano precedente allo sviluppo medievale e dunque era molto più contenuta nell'estensione. Un esteso tratto di questo primo impianto è ancora oggi visibile in via Leoncilli, dove è visibile pure il rudere di una torre appartenuta alla cinta. Altri tratti sono stati di recente riportati alla luce a seguito di lavori;
la seconda, di epoca medievale, realizzata a seguito del grande sviluppo medievale della città e alla formazione di borgate lungo le vie di accesso della città (Flaminia e Nursina). Proprio da questa seconda opera civile si evince lo sviluppo prevalentemente medievale e la grandezza della città dell'antichità: la cinta muraria in questione è a tutti gli effetti un'anomalia urbanistica difficilmente riscontrabile in altri impianti della stessa epoca in quanto le mura presentano uno dei più lunghi tratti rettilinei costruiti in epoca medievale (il tratto misura più di 1 km, è collocato nella zona più bassa e pianeggiante della città ed oggi risulta correre parallelamente a via Martiri della Resistenza).
Durante il ventennio fascista alcuni tratti delle mura medievali furono demoliti per consentire la costruzione di altre opere. Il tratto delle mura medievali più scosceso ed impervio è stato recuperato e restaurato in occasione dei lavori più recenti.
Teodelapio di Alexander Calder: una scultura monumentale "stabile", dello scultore statunitense Alexander Calder, alta 18 metri, che fu realizzata nel 1962 nel piazzale della stazione ferroviaria per la mostra "Sculture in città", in occasione del Festival dei Due Mondi di quello stesso anno. La scultura poggia direttamente sull'asfalto della piazza e funge quasi da rotatoria, secondo le precise intenzioni dell'autore dell'opera, che la immaginò immersa ed attraversata proprio dalla caoticità del traffico cittadino.

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Orvieto

Orvieto è un comune italiano di 21.019 abitanti della provincia di Terni in Umbria.

Monumenti e luoghi d'interesse
Le chiese
Il Duomo di Orvieto è la cattedrale della diocesi cittadina, capolavoro dell'architettura gotica italiana. La facciata è decorata da una grande serie di bassorilievi e sculture realizzati dall'architetto senese Lorenzo Maitani.
Cappella di San Brizio, celebre ciclo di affreschi sul Giudizio Universale di Luca Signorelli (1499-1502)
Chiesa di San Giovenale (1004)
Chiesa di Sant'Andrea, costruita sulle rovine di un tempo pagano e di una chiesa paleocristiana
Chiesa di San Domenico con il Mausoleo del cardinale De Braye realizzato da Arnolfo di Cambio
Chiesa di San Ludovico
Chiesa di San Francesco, costruita nel XIII secolo.
Abbazia di San Severo e Martirio, complesso monastico con strutture altomedievali e di epoca romanica

Palazzi e vie
Palazzo Soliano (1297), che ospita il Museo "Emilio Greco"
Palazzo Papale, che ospita il Museo Archeologico Nazionale
Palazzo comunale
Palazzo del Popolo
Palazzo Faina, che ospita il Museo "Claudio Faina" e il Museo Civico
Palazzo dei Febei
Palazzo Gualterio
I palazzi medievali di Orvieto
I palazzi rinascimentali di Orvieto
I palazzi moderni di Orvieto
Via della Cava

Musei, necropoli, templi, grotte e pozzi
Pozzo di San Patrizio (1528)
Pozzo della Cava
Grotte di Adriano, già note con il nome di Orvieto sotterranea
Le Necropoli del Crocifisso del Tufo e di Cannicella
Il Museo dell'Opera del Duomo
Museo Faina
Il Museo archeologico nazionale
Il Tempio del Belvedere

point Civita di Bagnoregio (La città che muore) [Top]

Civita di Bagnoregio

Civita è una frazione del comune di Bagnoregio famosa per essere denominata "La città che muore".
Situata in posizione isolata, è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965. Il ponte può essere percorso soltanto a piedi, ma recentemente il comune di Bagnoregio, venendo incontro alle esigenze di chi vive e/o lavora in questo luogo, ha emesso una circolare in cui dichiara che, in determinati orari, residenti e persone autorizzate possono attraversare il ponte a bordo di cicli e motocicli. La causa del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi e che continua ancora oggi, rischiando di far scomparire la frazione, per questo chiamata anche "la città che muore" o, più raramente, "il paese che muore".
La frazione è attualmente abitata da dodici persone.

point Chianciano Terme [Top]

Chianciano Terme è un comune italiano di 7.483[3] abitanti della provincia di Siena in Toscana.

Geografia
Chianciano Terme è una delle località termali più famose d'Italia. Particolarmente fortunata la posizione, a cavallo tra la Val d'Orcia con le sue crete (dal 2004 patrimonio dell'umanità dell'UNESCO ) e la fertile Valdichiana, tra le colline dei vini di Montepulciano e le bellezze rinascimentali di Pienza: luogo di cura e di relax ma anche punto di partenza per scoprire le bellezze della Toscana e della vicinissima Umbria, ed ai margini del Parco Acquasanta, dove si trovano le celebri "Terme del cuore santo".

Ha avuto nel periodo 1915-1920 un rapido sviluppo con la costruzione di un acquedotto, di uno stabilimento di imbottigliamento e con la ristrutturazione dello stabilimento dell'Acqua Santa. Tale sviluppo è continuato nel secondo dopoguerra con la trasformazione degli stabilimenti termali e l'aumento delle strutture ricettive.

Storia
Le proprietà benefiche delle acque minerali di questa cittadina erano già apprezzate da Etruschi e Romani, che avevano occupato stabilmente la zona edificando un importante centro abitato. La presenza in questo territorio di numerosi sepolcreti fa pensare a un insediamento, forse più di uno, gravitante intorno alla città di Chiusi. Se Chiusi ha però raggiunto il periodo di maggior splendore nel V secolo a.C., nel chiancianese sono ricchi i resti del periodo del Bronzo e del Ferro. Tra questi degno di nota è l'insediamento eneolitico di Chiarentana, alle pendici del monte Cetona, dove sono state scoperte le fondamenda di alcune capanne con la presenza di resti ceramici e materiali in ossidiana.

Il ritrovamento di questi oggetti testimonia un ricco scambio commerciale che era esistente con l'arcipelago pontino, e in particolare con l'Isola di Palmarola, luogo di produzione dell'ossidiana. Alla fine dell'età del Ferro (X - IX secolo a.C.) in queste colline che si affacciano sulla Val d'Orcia si formò un ricco e popoloso insediamento del quale non c'è traccia ma che è sicuramente esistito per via della ricca necropoli in corso di scavo dal 1990. L'Associazione Geo-Archeologica di Chianciano Terme in questa data ha incominciato lo scavo di una vasta area situata in località La Foce riportando alla luce oltre 700 tombe che vanno dall'inizio dell'VII alla fine del VI secolo a.C. Si tratta di tombe a ziro (dove le ceneri sono contenute in grandi ziri di terracotta insieme al corredo), di tombe a cassonetto (contenitori a forma di parallelepipedo in pietra con la stessa funzione dello ziro) e di tombe a camera, scavate nel tufo.

La particolarità di questa necropoli è costituita dalla presenza di un numero così elevato di sepolcri e dalla ricchezza del materiale in essi contenuti. Mentre qui infatti esistono diverse centinaia di tombe, nell'agro chiusino sempre dello stesso periodo (orientalizzante) sono venute alla luce solo una settantina di sepolcri. La presenza di un centro abitato così grande per l'epoca è dovuta alla posizione strategica in cui si trovava: a cavallo di un passo a 500 m. di altitudine dove passava l'antica Rosellana, la principale arteria di collegamento tra le città costiere e l'Etruria interna (Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo).

Di notevole interesse sono poi i materiali contenuti in queste tombe: vasellame etrusco in terracotta acroma, in bucchero, gioielli in bronzo e argento (anelli, armille, collane). Nelle tombe più tarde sono frequenti vasi d'importazione: attici e corinzi. Tuttavia la fortuna di questa necropoli è dovuta al ritrovamento di una settantina di canopi, sculture fittili che hanno la forma della testa del defunto sorrette da un "trono" e contenenti le ceneri del morto.

La necropoli della Foce è stata abbandonata nel V secolo a.C., anche se in periodo ellenistico riutilizzata sporadicamente. In questo periodo si sviluppa un'altra necropoli, situata nella zona Pedata-Morelli. Si tratta di sepolcri a camera molto grandi, spesso con alcune camere per tomba, dal ricchissimo corredo. Da quest'area provengono alcune statue cinerario in pietra fetida conservati al Museo Archeologico di Firenze, tra cui la celebre Mater Matuta, cippi funerarei e altri materiali. Importante è poi il materiale bronzeo, di elegante fattura. Questo complesso sistema funerario appartiene a un ceto aristocratico di possidenti terrieri, spesso in contrasto con l'ambiente chiusino.

Il periodo ellenistico vide la nascita di alcuni santuari dedicati alle divinità delle acque, anche se alcuni erano già sorti in precedenza. Tra questi il più famoso è il Tempio dei Fucoli; trovato nell'omonima collina ci ha restituito parte dei suoi frontoni in terracotta che raffigurano scene mitologiche. È proprio in quest'epoca, però, che la civiltà etrusca entra in decadenza sia per problemi interni sia per la sempre crescente romanizzazione. I Romani hanno diviso le terre del Chiancianese in vasti latifondi, che hanno contribuito a eliminare il ceto di piccoli proprietari terrieri che in periodo etrusco si affiancava alla nobiltà.

Di questo periodo è la fattoria tardo-etrusca di Poggio Bacherina, che ci ha restituito vasche per la produzione di vino ed olio. Al periodo romano risalgono invece l'insediamento termale di Mezzomiglio e la cisterna di Camerelle. Proprio le terme di Mezzomiglio, secondo quanto sostengono gli studiosi americani che vi hanno compiuto gli scavi, sarebbero da identificarsi con i bagni chiusini di cui parlava il poeta latino Quinto Orazio Flacco, e nei quali trascorse un periodo di riposo per ordine di Antonio Musa, medico personale dell'imperatore Augusto.

Monumenti e luoghi d'interesse
Villa La Foce
Villa Simoneschi
Fontana/scultura di Giò Pomodoro
Sala dell'ingegnere Pier Luigi Nervi nel Parco Acquasanta

Architetture religiose
Chiesa dell'Immacolata
Collegiata di San Giovanni Battista
Chiesa della Madonna della Rosa

Aree naturali
Parco Acquasanta - Terme
Parco Fucoli - Terme
Parco Terme di Sant'Elena
Terme sensoriali
Terme di Sillene

point Montepulciano [Top]

Montepulciano è un comune italiano di 14.506[4] abitanti della provincia di Siena in Toscana. Il comune è posto a 605 metri sul livello del mare, a cavallo tra la Valdichiana e la Val d'Orcia.

Di antica e lunga storia, Montepulciano ha origini dal popolo degli Etruschi a partire dal IV secolo a.C.

Ha notorietà anche per la ricchezza di ottimi vigneti da dove si ricava il Vino Nobile di Montepulciano DOCG.

Territorio
L'immagine più frequente è quella di un paesaggio ingentilito da una sapiente opera dell'uomo che si armonizza con l'ambiente naturale. L'urbanizzazione rurale coesiste con centri urbani traboccanti di memorie storiche e mirabili opere d'arte, il tutto incastonato in un paesaggio agricolo, spesso altamente specializzato. Il pensiero corre spontaneo alle dolci colline coperte d'ulivi e vigneti, alla Valdichiana, recuperata nuovamente dalle grandi opere di risanamento dei granducali.

In quest'area di Toscana sud orientale, si amalgamano boschi di pini silvestri, lecci e castagni, con piani sabbioso-arenacei coltivati, ondulazioni argillose, pianure un tempo paludose. Un territorio eterogeneo, a bassa densità di popolazione, rimasto quasi isolato dagli influssi delle aree circostanti. Nel tempo ha elaborato la sua propria caratteristica rurale, oggi tanto apprezzata dal turista di passaggio, come da quello che, desideroso di un luogo dove riposare, sceglie questo Comune e quelli limitrofi come méta finale.

Una rapida analisi di quest'area che pur trovandosi a metà strada tra Firenze e Roma, conferma una debolezza socio-economica. Mancano spesso notizie dell'evoluzione demografica sin dai tempi preistorici; gli etruschi ed i romani in seguito lasciarono ben poche tracce su questa terra.

Storia
Il centro abitato ha caratteristiche di borgo medievale a forma di "S" ed è racchiuso entro tre cerchia di mura, costruite tutte verso il XIV secolo.
Di origine etrusca e fondata, secondo la leggenda da Porsenna, Lucumone di Chiusi; alcuni documenti e reperti rinvenuti in Fortezza, ne fanno risalire l'esistenza già al IV-III secolo a.C. In epoca romana fu sede di un esercito posto a difesa delle strade consolari. Fu evangelizzata da San Donato, vescovo di Arezzo nel IV secolo.
Nel luogo dell'attuale Chiesa della Madonna di San Biagio, esisteva la Sancta Mater Ecclesia in Castello Pulliciano, così in un documento del 715 in epoca longobarda conobbe il suo primo sviluppo; infatti in alcuni atti notarili dell'Archivio dell'Abbazia del SS. Salvatore sull'Amiata, si trovano documenti tra i quali uno dell'806 ed i testimoni, tutti di Montepulciano, erano preti, chierici, un medico e un orafo, segno di un elevato livello civile e culturale.
Nel XII secolo, la Repubblica di Siena volendo sottomettere Montepulciano, libera e ricca, dette inizio ad una serie di guerre, che i Poliziani affrontarono con l'aiuto di Perugia e di Orvieto, ma più assiduamente e con esiti alterni, con l'appoggio di Firenze.
All'inizio del XIII secolo la vitalità della città, promossa dall'intrapendenza della borghesia mercantile, manifatturiera e agricola, prese ad attirare le mire di Firenze e Siena.
Il Trecento fu segnato da forti contese per il potere tra le famiglie maggiori; una relativa stabilità si ebbe sotto la Famiglia Del Pecora che, divisi al loro interno nell'appoggiare Firenze, Siena o Perugia, divennero Signori di Valiano e tiranni di Montepulciano.
Nel 1390 Montepulciano si alleò stabilmente con Firenze, cui premeva disporre di un caposaldo strategico a sud di Siena.
Dagli inizi del Quattrocento a metà del Cinquecento, Montepulciano ebbe il proprio periodo aureo, scandito da stabilità politica, prestigio culturale, fioritura artistica.
Il XV secolo fu l'epoca dell'umanista Bartolomeo Aragazzi, segretario apostolico di Papa Martino V e del grandissimo poeta Angelo Poliziano. Un'eccezionale fervore edilizio contrassegnò il XVI secolo: architetti quali Antonio da Sangallo il Vecchio, Jacopo Barozzi detto Vignola, Baldassarre Peruzzi, Ippolito Scalza eressero sontuose dimore patrizie, splendide chiese e diversi punti del centro urbano furono abbelliti.
In questo periodo visse il cardinale Marcello Cervini, che sedette sul soglio pontificio per soli 28 giorni con il nome di Marcello II.
Nel 1511, i Poliziani, conclusa la definitiva pace con i Fiorentini, incisero sulla porta e sull'architrave della sala del consiglio la seguente iscrizione: Recuperatio Libertatis, A.D. 1511.
Dal 1559, con la sottomissione di Siena al principato mediceo, Montepulciano perse parte della rilevanza strategica e politica passata, ma mantenne il prestigio. Si stabilirono a Montepulciano storiche famiglie poliziane dei Nobili, Tarugi, Contucci, Bellarmino, Ricci, Cervini, Benci, Cini, Cocconi e numerose altre, che dettero grandi uomini alla Chiesa, alle lettere, alle arti e alle armi: un sommo pontefice, numerosi Cardinali, molte decine di Vescovi, Prelati insigni in grande numero, ed una grande quantità di uomini che furono eccellenti in molte discipline. Uno dei suoi figli più affezionati, il cardinale Giovanni Ricci, nel 1561, ottenne da Papa Pio IV, con il consenso del Granduca, che Montepulciano fosse decorata della sede episcopale e del titolo della città. Montepulciano ottenne così l'elevazione a sede episcopale e si eseguì la successiva demolizione dell'antica pieve per costruire l'imponente cattedrale (1594) su progetto di Ippolito Scalza e secondo i principi della Controriforma, della quale uno dei padri emeriti fu il poliziano cardinale Roberto Bellarmino.
Alla morte del cardinale Giovanni Ricci, il Granduca Ferdinando lasciò i Capitanati di Montepulciano e Pietrasanta al libero governo della Granduchessa Cristina di Lorena che vi rimasero fino alla sua morte, avvenuta nel 1636. La Granduchessa dette molto impulso alla costruzione della nuova Cattedrale, dove il Vescovo Antonio Cervini, nel 1680 celebrò per primo il Pontificale e fu consacrata nel 1712 dal Vescovo Francesco Maria Arrighi, che nel 1714 consacrò la Chiesa del Gesù.
Nel 1700 il vescovo Cervini consacrò anche la Chiesa di Sant'Agnese e nel 1714 il vescovo Angelo Maria Vantini consacrò la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Nel XVIII secolo fiorì l'Accademia degli Intrigati, che, insieme all'attività letteraria, edificò nel 1793 un teatro, negli stanzoni del quattrocentesco Monte di Pietà, come aveva già fatto in precedenza in Via Collazzi ed in Palazzo Comunale.
La lunga stagione lorense segnò per Montepulciano l'inizio di una diffusa ripresa economica e sociale. La bonifica della Valdichiana favorì la ricolonizzazione agricola del fertile fondovalle; la conseguente riorganizzazione del sistema viario facilitò i contatti commerciali. Con l'Unità d'Italia, Montepulciano (che passò allora dalla provincia d'Arezzo a quella di Siena) s'impose come principale mercato agricolo dell'area, mentre le attività imprenditoriali slittarono verso il fondovalle, attratte dalla ferrovia (presente fin dal 1884) e dalla maggior facilità di collegamento con l'emergente nodo ferroviario di Chiusi.

Monumenti e luoghi di interesse

Architetture religiose

Duomo di Montepulciano
Chiesa di San Biagio
Chiesa del Gesù
Convento di San Francesco
Oratorio di San Giovanni Battista in Poggiolo
Chiesa di Santa Lucia
Chiesa di Santa Maria dei Servi
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Chiesa di Sant'Agnese
Chiesa di Sant'Agostino
Convento di San Bernardo

Architetture civili

Palazzo Nobili-Tarugi
Palazzo Bucelli (con il basamento costellato di iscrizioni etrusche e latine)
Torre dell'Orologio (con il popolare Pulcinella)
Palazzo Cervini di Antonio da Sangallo il Vecchio
Palazzo Grugni (con il portale Vignolesco)
Casa del poeta Angelo Poliziano in Via del Poliziano n. 1
Fortezza
Piazza Grande con il Palazzo Comunale con facciata di Michelozzo (fine Trecento)
Palazzo Contucci, opera di Antonio da Sangallo il Vecchio
Palazzo del Capitano
Palazzo Neri-Orselli (dove si trova il Museo Civico)
Palazzo Ricci di Antonio da Sangallo il Vecchio

point Pienza [Top]

Pienza è un comune italiano di 2.190 abitanti della provincia di Siena in Toscana. È probabilmente il centro più rinomato e di maggiore importanza artistica di tutta la Val d'Orcia. È non molto distante dalla strada statale Cassia e dagli altri due importanti centri della valle, San Quirico d'Orcia e Castiglione d'Orcia. Il centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità nel 1996.

Storia
La città fino al 1462 altro non era che un piccolo borgo di nome Corsignano. L'evento che ne cambiò le sorti fu la nascita nel 1405 di Enea Silvio Piccolomini che 53 anni dopo divenne Papa Pio II. Proprio un viaggio del pontefice verso Mantova lo portò ad attraversare il luogo di nascita e il degrado che trovò lo portò a decidere la costruzione sopra l'antico borgo, affidandone il progetto all'architetto Bernardo Rossellino: costruzione che durò circa quattro anni e portò alla luce una cittadina armoniosa e con forme tipicamente quattrocentesche. La morte prematura di papa Pio II chiuse anche la storia della nuova città che da allora ha subito limitate modifiche.

Pienza è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Per la bellezza del suo centro storico rinascimentale nel 1996 Pienza è entrata a far parte dei Patrimoni naturali, artistici, culturali dell'UNESCO, seguita poi nel 2004 dalla stessa zona valliva in cui sorge: la Val d'Orcia.

Storia naturale: nel 2003, nella riserva naturale di Lucciola Bella, sono riemersi i resti fossili di un Etruridelphis giulii (mammifero marino simile ad un delfino) vissuto nella zona oltre 4,5 milioni di anni fa, in un periodo in cui gli attuali calanchi erano il fondale del mare tirrenico. Il fossile è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta del reperto più completo della specie esistente al mondo.

Monumenti e luoghi d'interesse
Gran parte del rilevante patrimonio storico-artistico di Pienza si concentra nella suggestiva piazza dedicata al pontefice Pio II, personalità che tanto ha dato alla cittadina, cercando di farne la sua "città ideale" del Rinascimento. I suoi progetti, affidati a Bernardo Rossellino, vennero completati solo parzialmente, ma restano tutt'oggi uno degli esempi più significanti di progettazione urbanistica razionale del Rinascimento italiano. Isolata e ben visibile è subito la rinascimentale Cattedrale; di fronte, il Palazzo Comunale e accanto Palazzo Borgia e Palazzo Piccolomini. Il Romitorio è un complesso di locali scavati nell'arenaria da monaci eremiti e si trova nei pressi di Pienza. Curiosa, in una grotta, è la scultura di una Madonna con sei dita.

Architetture religiose

Duomo di Pienza
Chiesa di San Francesco
Monastero di Sant'Anna in Camprena
Chiesa di San Bernardino a Castelluccio di Pienza
Pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello
Pieve di Santa Maria dello Spino a Monticchiello
Cappella di San Regolo (Palazzo Massaini)
Chiesa della Misericordia
Chiesa di San Giovanni
Chiesa di Santa Caterina
Pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano
Romitorio
Abbazia di San Pietro in Campo
Chiesa di San Niccolò a Spedaletto

Architetture civili

Palazzo Piccolomini
Palazzo Comunale
Palazzo Borgia, sede del Museo Diocesano
Conservatorio di San Carlo

point Cortona [Top]

Cortona (kor'tona) è un comune italiano di 23.036 abitanti in provincia di Arezzo, principale centro culturale e turistico della Val di Chiana aretina. La superficie del territorio comunale è la quarta più estesa della Toscana (la seconda escludendo i capoluoghi di provincia) e la 29ª in Italia. Antica lucumonia facente parte delle dodecapoli etrusca, è situata a sud della provincia di Arezzo ed a sud-est della regione Toscana, al confine con la regione Umbria.

Territorio
Al confine tra Toscana ed Umbria, Cortona si trova su una collina di circa 600 metri sul livello del mare.

Come lo era per gli Etruschi, Cortona tutt'oggi si trova in una posizione strategica che permette, con brevi spostamenti, di raggiungere importanti centri artistici e culturali.

Storia
Periodo etrusco
Tra il VIII e il VII secolo a.C., Cortona divenne un'importante lucumonia etrusca. Molto probabilmente, Cortona divenne una città molto potente grazie alla sua posizione strategica, che permetteva un ampio controllo dei territori che facevano parte della lucumonia. Furono costruite proprio dagli Etruschi nel IV secolo a.C. le imponenti mura che circondano la città per circa tre chilometri, le tombe nobiliari "a melone" sparse nei dintorni della città e il monumentale altare funerario adonato da sfingi, esempio unico in Italia. A Cortona è stata ritrovata anche la Tabula Cortonensis, una lamina bronzea con una delle più lunghe iscrizioni in lingua etrusca.
Nel 310 a.C. molte città etrusche furono sottomesse a Roma. Cortona dunque stringerà un'alleanza con Roma, che però non fu rispettata e che porterà ad un violento scontro nei pressi del Trasimeno. Nel 450 d.C. i Goti occuparono Cortona, facendole perdere sempre più la sua fama.[7]

Età medievale
Le notizie dell'Alto Medioevo cortonese non sono molto chiare riguardo al ruolo della città durante la diffusione del cristianesimo. Infatti non è stato possibile stabilire se Cortona sia stata o meno sede vescovile. In seguito, è stata comunque sottoposta alla curia di Arezzo.
Dal XIII secolo in poi la città è un libero comune, governato da un podestà, che si allea con Perugia per difendersi dagli Aretini durante le lotte tra guelfi e ghibellini. Lo scontro tra guelfi e ghibellini caratterizza la storia duecentesca di Cortona. Nel 1232, alleati con i Fiorentini, i Cortonesi occupano la città rivale. Nel 1258 Cortona viene però occupata e saccheggiata dall'esercito aretino, aiutato dagli stessi guelfi cortonesi. Tre anni dopo i ghibellini di Cortona riprendono la città, grazie all'alleanza stretta con Siena.
Nel XIV secolo, il pontefice Giovanni XXII decide di conferire lo status di diocesi a Cortona, compresa l'impossibilità di convivenza della città con il vescovado aretino.
Fino agli inizi del Quattrocento la città è affidata ai Casali, cui si deve l'omonimo palazzo.[8]

Dal XV secolo alla seconda Guerra Mondiale
Nel secolo XV Cortona entra a far parte della Repubblica fiorentina e ne diviene una cittadina importante dal punto di vista militare in quanto punto cruciale della sua difesa, ma nel 1509, dopo un secolo di tranquillità, finisce nel mezzo della guerra tra l'esercito spagnolo e Firenze, subendo l'assalto del principe Filiberto d'Orange, onde Cosimo I de' Medici decide la costruzione della fortezza del Girifalco nel 1549 e Cortona diviene anche sede di un capitanato.
Nel secolo XVI a Cortona il Rinascimento fiorentino fiorisce nelle opere d'arte degli artisti Luca Signorelli e Pietro Berrettini e nei monumenti dell'architetto senese Francesco di Giorgio Martini.
Nel secolo XVII, in sostituzione dell'estinta dinastia dei Medici subentrano gli Asburgo-Lorena, Granduchi di Firenze, che opereranno imponenti bonifiche alla campagna cortonese col miglioramento delle infrastrutture civili. Nel 1727, in epoca leopoldina, nasce, per opera dei fratelli Venuti (Marcello, Filippo e Ridolfino), l'Accademia Etrusca, quale centro di ricerca ante litteram della civiltà etrusca, che per la sua innovatività richiama l'attenzione degli intellettuali di mezza Europa - l'Accademia di Cortona cura poi l'edizione italiana di opere di ampio spessore come il Dizionario Enciclopedico di Diderot - come Voltaire, Muratori, Pallottino ed il grande archeologo-storico delle civiltà antiche Winckelmann.
Successivamente la città di Cortona conoscerà nuovamente la violenza quando le truppe di Napoleone nell'anno 1799, tentarono di occuparla. Cortona, quindi, restituita al Granducato di Toscana, si ribellerà anche a questo partecipando attivamente ai moti rinascimentali conclusisi col Plebiscito del 1860, in cui i cortonesi sanciscono la loro definitiva appartenenza all'Italia unita.
Nel XX secolo, la Città – che dal punto di vista economico vive un momento di ordinato sviluppo, con la meccanizzazione delle campagne e, parallelamente, grazie al migliorato status sociale e finanziario, gode della valorizzazione dei suoi prodotti della terra, nonché della pregiata carne bovina di razza “chianina” – partecipa alle due tragiche guerre mondiali, pagando un alto tributo di sangue, coi suoi numerosi caduti. Il 27 giugno 1944 a Falzano, frazione del comune, un gruppo di soldati tedeschi operò una feroce rappresaglia in risposta all'uccisione di due loro camerati (e al ferimento di un terzo) avvenuta il giorno precedente da parte dei partigiani. Furono uccisi dieci civili, alcuni dei quali fatti saltare con dell'esplosivo dopo essere stati rinchiusi nelle rovine di una casa bruciata il giorno prima[10]. Il tenente della Wehrmacht Josef Sheungraber è stato riconosciuto colpevole del massacro e conseguentemente condannato all'ergastolo dal tribunale di Monaco di Baviera con una sentenza emessa il 10 agosto 2009, a 65 anni dalla strage; la sentenza di condanna tedesca segue quella precedentemente emessa dal Tribunale militare di La Spezia nel 2006. Così, malgrado la scempio nazista che la vede vittima della suddetta storica e sanguinaria rappresaglia, Cortona, miracolosamente risparmiata dai bombardamenti, scioglie il voto del suo vescovo che incarica il pittore Gino Severini d'elaborare le stazioni della via crucis in sinergia col mosaicista Romualdo Mattia. I lavori, espressione della cultura cubista e futurista della prima metà del secolo, sono visibili seguendo la via che parte da porta Berarda per raggiungere il santuario della Patrona, Santa Margherita.

Monumenti e luoghi d'interesse
Parco Archeologico di Cortona:
Tomba di Mezzavia
Melone II del Sodo
Melone I del Sodo
Tanella Angori
Tanella di Pitagora
Tumulo di Camucia
Villa di Ossaia
Strada Romana del Torreone
Strada Romana del Monte Maestrino
Strada Romana di Teverina Bassa
Cisterna Bagni di Bacco
Tratto murario presso palazzo Cerulli-Diligenti
Tratto murario presso Palazzo Casali
Mura Etrusche
Porta Bifora
Volta a botte presso Via Guelfa

Ville
Villa Tommasi Aliotti
Villa Passerini
Villa Farina
Villa "Il Sodo"
Villa "Capazzano"

Chiese
Duomo di Cortona
Basilica di Santa Margherita
Chiesa dello Spirito Santo
Chiesa di San Benedetto
Chiesa di San Cristoforo
Chiesa di San Domenico
Chiesa di San Filippo Neri
Chiesa di San Francesco
Chiesa di San Marco
Chiesa di San Niccolò
Chiesa di Santa Chiara
Chiesa di Santa Maria Nuova
Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio
Ex chiesa del Gesù
Abbazia di Farneta
Convento delle Celle
Chiesa di San Donnino (o della Madonna della Croce)
Pieve di San Michele Arcangelo a Metelliano
Santuario della Madonna del Bagno
Chiesa di San Biagio a Pierle
Chiesa di San Marco Evangelista
Chiesa dei Santi Ippolito e Biagio

point Le celle di San Francesco [Top]

Da evidenziare, come luogo caratteristico da visitare, il convento "Le Celle" di San Francesco...

lecelle

L'Eremo Le Celle si trova arroccato tra le grotte naturali del Monte Sant'Egidio ed è un posto isolato , in mezzo al bosco, vicino a un corso d'acqua. La natura attorno è stupenda e favorisce il suo silenzio e la contemplazione. Il magnifico panorama che si può godere è un ottimo invito per lodare il Signore. L'Eremo è il primo convento costruito da San Francesco di Assisi (1211) ed è stato da lui abitato anche dopo aver ricevuto le stimmate. Nella valle sottostante troviamo la piccola cittadina di Cortona in provincia di Arezzo. Il complesso è costruito in modo da seguire il naturale andamento del territorio. Le celle e le altre stanze del Convento, infatti, sono collocate a gradoni sui versanti vallivi, mentre ponti di pietra creano il collegamento tra i locali. Il Convento fu visitato tra gli altri, anche da San'Antonio da Padova, da frate Elia, dal beato Guido e da San Bonaventura. Dal 1537 è abitato dai frati francescani Cappuccini che lo hanno scelto, fino al 1988, come luogo di noviziato per i giovani desiderosi di seguire le orme di San Francesco. Ancora oggi si possono visitare la celletta di San Francesco e l'oratorio dei suoi primi compagni. Frate Elia, per mandato del Papa Gregorio IX, che aveva santificato San Francesco un anno e mezzo dopo la morte, preparò la tomba solenne arricchita dalle due basiliche sovrastanti. Frate Elia realizzò con le pietre delle grotte, un piccolo oratorio, adibito ad antico dormitorio per i frati. Lasciò intatta la celletta abitata di San Francesco, realizzando solidi muri, sopra costruì otto camerette, dove entra un letto, un asse a muro per tavolino e una sedia. Questo era l'ideale di Eremo descritto e voluto da San Francesco stesso, come espressione contemplativa del suo ordine.

Come si raggiunge
Località Le Celle, 73 Cortona, Arezzo
In treno: stazione FS di Firenze, poi si prosegue con l'autobus della SITA per Tosi.
In auto: A1 uscita di Firenze-Sud, poi si imbocca la SS 57 per Pontassieve e la SS 70 fino a Pelago.
Ospitalità
Il Convento può ospitare all'interno giovani in ricerca vocazionale con l'impegno di partecipare a tutta la vita della fraternità.
Accanto al convento sono disponibili due "Casette"di complessivi 40 posti per gruppi autogestiti.
Attività religiose
La fraternità de "Le Celle" offre a sacerdoti e religiosi l'opportunità di passare un periodo in preghiera solitaria (Da una settimana ad un mese) in un piccolo eremo, denominato S. Michele, situato sulla cima pianeggiante del rilievo boscoso che sovrasta il Convento.
Siti web consigliati:
Il sito ufficiale: www.lecelle.it

point Chiusi [Top]

Chiusi

Chiusi è un comune italiano di 8.866 abitanti della provincia di Siena in Toscana.

Museo archeologico nazionale di Chiusi
Il Museo archeologico nazionale di Chiusi si trova in via Porsenna 93 e raccoglie numerosi reperti provenienti dagli scavi nella zona, in particolare antichissimi canopi e i tipici sarcofagi. Con il biglietto del museo si possono anche visitare la tomba del Leone, la tomba della Pellegrina e, su prenotazione, la tomba della Scimmia. Vi è annesso anche un importante laboratorio di restauro, specializzato in materiale archeologico.

Storia
Il Museo venne istituito nel 1871 come museo comunale. Nel 1901 venne trasferito nella sede attuale, dentro un edificio di origine neoclassica. Un ampliamento risale al 1932, quando furono esposte nuovi reperti provenienti da collezioni private. Fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale e divenne statale nel 1963. Nel 2003 è stato interamente riallestito, migliorando l'esposizione che risaliva all'impaginazione del 1985, con modifiche del 1992.
Nel portico si trova una serie di iscrizioni funerarie, cippi e statue marmoree, provenienti dalla tomba della gens Allia sulla via Cassia (fine del I secolo a.C.)
L'esposizione è ordinata per criteri cronologici e tematici, con una stretta connessione col territorio di Chiusi. Dove possibile è sempre indicato il luogo di reperimento e alcune cartine facilitano la localizzazione nell'area. La prima sala è dedicata alle Età del Ferro e del Bronzo, oltre alla fase "orientalizzante" della produzione etrusca. Vi si trovano sia oggetti di produzione locale, sia altri oggetti di importazione nell'antichità, come i buccheri con decorazione a cilindretto.
La sala successiva traccia la peculiare produzione chiusina tra VII ed il VI secolo a.C., incentrata sui canopi antropomorfi, tra i quali spicca il famoso canopo di Dolciano, posto in un trono di bronzo decorato a sbalzo. Un'altra sala mostra la scultura in pietra fetida, con statue usate come cinerari, rilievi e sculture funerarie, come le figure di sfingi o donne piangenti.
Tra le opere di importazione spiccano le ceramiche attiche a figure nere (come l'anfora con Achille e Aiace che giocano a dadi alla presenza di Atena, del pittore di Kleophrades), a figure rosse (skyphos con una rara raffigurazione di Telemaco, del Pittore di Penelope con scene dall'Odissea) e di ceramiche di imitazione etrusca, sia figure nere che rosse. La stessa sala ospita anche reperti di bucchero pesante tipici della produzione locale, bronzi e opere di oreficeria.
La sezione territoriale ospita reperti provenienti dagli scavi nella zona di Petriolo e dalle necropoli della zona, con corredi databili dal VII al III secolo a.C. Tra quest'ultimi spicca il corredo della Tomba della Pania, con una grande situla in bronzo e il calco della pisside eburnea conservata oggi al Museo archeologico nazionale di Firenze. Il cinerario Paolozzi è decorato da figure femminili piangenti e teste di grifo.
Il piano inferiore è dedicato ai reperti di età ellenistica e romana. Vi si trovano numerose urne in marmo e alabastro, caratterizzate da un ritratto idealizzato del defunto sdraiato sul coperchio e scene mitologiche sulla cassa; le più antiche si rifanno alla mitologia greca, quelle successive hanno mostri alati dell'Oltretomba etrusco; spesso l'urna conserva il nome del defunto. Tra gli esemplari più raffinati figura l'urna in alabastro di Larth Sentinates Caesa, dalla tomba della Pellegrina. Altre urnette cinerarie sono in terracotta dipinta e sono esposte anche terrecotte architettoniche e votive. Chiusi è la città etrusca che ha restituito il maggior numero di iscrizioni di epoca ellenistica, a testimoniare la straordinaria alfabetizzazione e fioritura culturale di quelle periodo.
L'epoca romana è documentata dalla ceramica sigillata di produzione aretina, vetri, bronzi, cippi funerari, alcuni statue (un Augusto, una statua acefala e ritratti del II e III secolo) e una base onoraria. Spicca anche un emblema musivo, con Melagro che caccia il cinghiale calidonio. Raro è un glirarium, contenitore per allevare i ghiri, all'epoca considerati vere ghiottonerie.
Segue una sezione sull'arte longobarda (Chiusi fu un importante Ducato), con vari materiali rinvenuti in tombe della zona di Arcisa: armi, fibule e gioielli.
Le ultime vetrine ospitano i reperti delle collezioni Paolozzi e Mieli Servadio, che fecero da base alla raccolta museale.

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San Quirico d'Orcia

San Quirico d'Orcia è un comune italiano di 2.769 abitanti della provincia di Siena in Toscana.

Nella frazione Vignoni è presente un antico castello, il Castello di Vignoni, quasi disabitato, già residenza dei Salimbeni nel XII secolo, e successivamente degli Amerighi dal XIV secolo. Ha una torre medioevale mozzata, una chiesa romanica ripristinata (all'interno era conservato un crocifisso del Giambologna, ora custodita presso il museo di Montalcino, e una fonte battesimale del secolo XV, ora presso la Collegiata di San Quirico) e, di fianco alla chiesa, l'impianto immobiliare (riedificato nei primi anni novanta) del quattrocentesco Palazzo degli Amerighi, in cui si ordì la congiura contro gli Spagnoli oppressori di Siena (1555-1559).

San Quirico ha inoltre alcune chiese rilevanti dal punto di vista storico-artistico: oltre alla già citata Collegiata di San Quirico (più precisamente Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta) e alla Chiesa romanica di San Biagio a Vignoni, vanno segnalate la Chiesa di San Giovanni Battista a Bagno Vignoni, la Chiesa e la Cappella della Madonna di Vitaleta, la Chiesa di Santa Maria Assunta e l'Oratorio della Misericordia.

point Il Lago Trasimeno [Top]

lago_trasimeno

Il lago Trasimeno, è con una superficie di 128 km² il più esteso lago dell'Italia peninsulare, quarto tra i laghi italiani subito dopo il lago di Como. Tale estensione si affianca ad una scarsa profondità (media 4,3 m, massima 6 m[1]) di modo che il Trasimeno rientra tra i laghi di tipo laminare. Il lago Trasimeno è parte della Provincia di Perugia, nella regione Umbria.

Geologia ed idrologia
La campagna circostante al lago Trasimeno si presenta come un anfiteatro collinare che incornicia la sua superficie (126 km², il più esteso dell’Italia peninsulare, vincolato come Parco Regionale); la costa occidentale si allunga in una fascia pianeggiante aperta verso la Val di Chiana. La parte nord-ovest del territorio del Trasimeno segna la zona di confine tra la provincia di Perugia di cui il lago è integralmente parte, con le limitrofe provincia di Siena e provincia di Arezzo.

L'origine del bacino lacustre è legata a fenomeni tettonici concomitanti alle fasi finali dell'orogenesi appenninica. Cinque milioni di anni fa il lago Trasimeno era semplicemente un golfo del Mar Tirreno, poi, con l’abbassamento del livello marino la zona è stata occupata da uno specchio d’acqua dolce che negli ultimi 500.000 anni ha fatto rilevare variazioni del livello dell’acqua molto elevate, con testimonianze di disseccamenti quasi integrali dello specchio lacustre e periodi di forte piovosità con un elevato apporto di sabbia all’interno del lago.[senza fonte] Il lago è interamente compreso nel Comprensorio del Trasimeno della provincia di Perugia ed è sprovvisto di un emissario naturale. L'emissario artificiale del Trasimeno fa confluire eventuali acque in eccesso nel fiume Tevere attraverso il torrente Caina. È alimentato principalmente dalle piogge e dai torrenti Rigo Maggiore, Tresa, Moiano e Maranzano, che confluiscono nell'immissario artificiale dell'Anguillara. Paganico e Pescia sono i due torrenti immissari naturali del Trasimeno.

Storia
« Il suo lago è un velo argenteo »
(Lord Byron, Childe Harold's Pilgrimage, 1816)

La zona era abitata sin dall'epoca preistorica, come testimoniano i ritrovamenti oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria. Nel 217 a.C. sulle rive del lago ebbe luogo la battaglia del Lago Trasimeno, che vide le forze cartaginesi di Annibale sconfiggere le legioni romane del console Gaio Flaminio. Successivamente, ai tempi dell'imperatore Claudio, per ovviare al problema delle frequenti alluvioni del Trasimeno, i Romani costruirono un primo emissario artificiale collegato al Tevere.

Nel 1422 Braccio da Montone, signore di Perugia, fece realizzare un nuovo emissario, per una lunghezza complessiva di circa 1 km e sviluppato quasi interamente in galleria. Tale opera non fu però risolutiva dei problemi al punto che anche il celebre Leonardo da Vinci studiò un ingegnoso sistema idraulico, mai messo in opera, per regolare i flussi in eccesso del Trasimeno e del lago di Chiusi, che prevedeva anche il coinvolgimento del Tevere e dell'Arno. Nella seconda metà del XVI secolo papa Sisto V decise di deviare gli unici immissari naturali del Trasimeno, il Rigo Maggiore e la Tresa, verso il lago di Chiusi. Tra XVIII e XIX secolo si tentò un'ulteriore riduzione del bacino imbrifero (si parlò addirittura di prosciugamento) ma non vennero poi operati interventi.

Dopo anni di dure battaglie con il demanio e gli speculatori, tra il 1896 ed il 1898 il Consorzio di Bonifica presieduto da Guido Pompilj riuscì a realizzare un nuovo emissario, parallelo a quello del XV secolo, per una lunghezza di 7 km ed una portata di 12 m³/s. Scongiurato così il disseccamento artificiale (per il quale era già stata rilasciata la concessione reale) e risolto il problema delle inondazioni e della conseguente malaria, tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta del XX secolo, a causa del ricorso intenso all'abbassamento della soglia del nuovo emissario in favore dei potenti proprietari terrieri, si dovette far fronte ad una crisi idrica: il Trasimeno corse addirittura un serio rischio di prosciugamento, con una profondità massima ridottasi a 2,93 metri alla fine degli anni cinquanta. Nel 1952 vennero quindi reintrodotti gli immissari naturali Rio Maggiore e Tresa, deviati nel XVI secolo, ed il recupero avvenne a partire dal 1958. Recentemente, il lago Trasimeno è entrato in una nuova crisi idrica, forse superiore a quella degli anni cinquanta: la sua profondità massima attualmente è di 4,30 metri, ma tra il 2007 e il 2008 è calato di 78 centimetri. Grazie alle abbondanti precipitazioni ott. 2011 mar. 2012 il livello del lago è notevolmente cresciuto (oltre un metro) ed ha raggiunto i meno 40 cm. rispetto allo zero idrometrico posto a 257,33 s.l.m. La piovosità della primavera 2013 ha consentito al bacino umbro di raggiungere i meno 29 cm., un livello record che secondo i tecnici della provincia di Perugia non si registrava da almeno venti anni. Merito anche dei lavori di manutenzione e ripulitura eseguiti su canali e fossi di adduzione.[senza fonte]

Dal 2006 il lago Trasimeno fa parte dell'associazione internazionale "Living Lakes".

Le colline attorno al lago sono zona di produzione di un noto vino detto dei Colli del Trasimeno.

Fauna
Mammiferi: oltre ai tipici mammiferi della zona come la volpe, l'istrice ed il cinghiale, troviamo un piccolissimo mammifero: il topo ragno. Uccelli: ci sono ovviamente delle variazioni stagionali della fauna aviaria dovute alle migrazioni. Troviamo comunque svassi maggiori, cormorani, folaghe, moriglioni, fischioni, pavoni, fagiani e germani reali oltre naturalmente ai gabbiani.
Ittiofauna

Ricca è la fauna ittica di questo bacino lacustre: le specie presenti sono 18, ma solo 5 di esse sono specie indigene non immesse dall'uomo. Tali specie comprendono lucci, carpe (comuni, a specchi, erbivore), tinche, cavedani, carassi (infestanti), alborelle, scardole, persici reali, anguille, persici trota, gambusie, ghiozzetti cenerini, ghiozzetti di laguna. Tra le specie estinte si ricorda la laschetta o rovella (Rutilus rubilio), un tempo abbondante nel lago e scomparso negli anni novanta per la concorrenza effettuata dal traslocato triotto, di provenienza padana.

Da poco più di un decennio il lago Trasimeno ha subito un forte inquinamento di tipo ambientale con l'introduzione di specie di pesci alieni come il pesce gatto, il pesce rosso, il triotto, la pseudorasbora, il gambero rosso della Louisiana. Queste nuove specie esotiche sono entrate in concorrenza con le altre specie che popolano il lago Trasimeno riducendone drasticamente le quantità e compromettendone la sopravvivenza.
Erpetofauna

Un monitoraggio dell'area effettuato tra il 2002 e il 2005 ha consentito di censire 7 specie di anfibi: Triturus carnifex, Triturus vulgaris meridionalis, Hyla intermedia, Bufo bufo, Rana bergeri, Rana hispanica, Rana dalmatina e 9 specie di rettili: Testudo hermanni, Trachemys scripta, Lacerta bilineata, Podarcis muralis, Podarcis sicula, Hierophis viridiflavus, Zamenis longissimus, Natrix natrix e Natrix tessellata.
Isole

Nel lago Trasimeno sono presenti tre isole ovvero, in ordine di grandezza, la Polvese, la Maggiore e la Minore.

L'isola Polvese è situata nella parte sud-orientale ed è l'isola più estesa delle tre (69,60 ettari). Dal 1995 la Provincia di Perugia, proprietaria dal 1973, l'ha dichiarata parco scientifico-didattico e vi svolge attività di: ricerca scientifica, sperimentazione e didattica ambientale. Nella parte orientale e meridionale è presente una vasta zona umida che dà rifugio a varie specie di uccelli ed anfibi.

L'isola Maggiore è l'unica isola abitata in maniera stabile, l'isola conta infatti 18 abitanti (dati Istat, 2011) ed ha una superficie di 24 ettari, racchiusa in un perimetro di 2 km. L'isola è collegata con la terraferma da un servizio di traghetti verso i paesi di Tuoro sul Trasimeno, Passignano sul Trasimeno e Castiglione del Lago. Una fitta rete di sentieri copre l'isola intera, dipanandosi attraverso una macchia di ulivo, leccio, pino, cipresso, pioppo ed altre varietà mediterranee.

L'isola Minore si eleva per circa 20 m dalla superficie del lago (a 258 m s.l.m.), ha la forma di una virgola con dimensioni di circa 450 x 260 m e una superficie totale di 0,05 km². L'isola è coperta da una fitta vegetazione boschiva, comprendente pini e lecci, che da rifugio ad una nutrita colonia di cormorani.

Località

lago_trasimeno

Si affacciano sulle rive del lago:

San Feliciano
Monte del Lago
Torricella
Passignano sul Trasimeno
Tuoro sul Trasimeno
Borghetto
Castiglione del Lago
Panicarola
Sant'Arcangelo
San Savino

Fanno parte del Comprensorio del Lago Trasimeno:

Castiglione del Lago
Città della Pieve
Magione
Paciano
Panicale
Passignano sul Trasimeno
Piegaro
Tuoro sul Trasimeno

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Lago di Bolsena

Il lago di Bolsena è un lago dell'Italia centrale formatosi oltre 300.000 anni fa in seguito al collasso calderico di alcuni vulcani appartenenti alla catena dei monti Volsini. È il lago di origine vulcanica più grande d'Europa.

Ha una forma ovale, tipica per la sua origine, due isole e un fiume emissario. Ha un'area totale di 113,5 km² (quinto in Italia), si trova a 305 m s.l.m., ha una profondità massima di 151 m nel punto di coordinate 42.596833 N, 11.933000 E e una profondità media di 81 m.

Si trova interamente nel territorio della provincia di Viterbo e precisamente nella parte a Nord, detta Alta Tuscia. Per una parte considerevole è lambito dalla strada consolare Cassia, a pochi chilometri dal monte Amiata.

Numerosi sono gli insediamenti turistici, con particolare propensione per il turismo a contatto con la natura, prevalentemente nei campeggi, agriturismi e "bed and breakfast".

Lago di Bolsena - Comuni

I paesi che si affacciano sul lago sono:
Bolsena
Montefiascone
Marta
Capodimonte
Valentano
Gradoli
Grotte di Castro
San Lorenzo Nuovo

Va annoverato poi il comune di Latera, che pur non affacciandosi ha dei tratti panoramici sul lago dal Passo della Montagnola e dalla località Cantoniera.

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Cascate delle Marmore


La Cascata delle Marmore è una cascata a flusso controllato, tra le più alte d'Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti.
Essa si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, in Umbria, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera (42°32′39″N 12°43′16″E).
Il nome deriva dai sali di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco.
Le acque della cascata sono sfruttate intensamente per la produzione di energia elettrica, nella centrale di Galleto. Questo fa si che la cascata vera e propria non sia continuamente funzionante, ma per la maggior parte del tempo si riduce alle dimensioni di un torrente. Il bacino del lago di Piediluco funge da serbatoio idrico per la centrale, costruita nel 1929, capace di produrre energia elettrica con una potenza di circa 530 MW. Per regolare il funzionamento della centrale e per permetterne la visione a tutti, in orari e periodi definiti, la cascata viene fatta funzionare alla massima portata: un segnale acustico avvisa dell'apertura delle paratoie di regolazione, e in pochi minuti la portata aumenta fino al valore massimo. Normalmente, la cascata funziona un paio di ore al giorno, con orari di funzionamento prolungati in occasione di giorni festivi. Si accede ai punti di osservazione migliori previo pagamento di un biglietto d'ingresso.

Storia
Il fiume Velino percorre gran parte dell'altopiano che circonda Rieti ma più a valle si trova naturalmente intralciato dalla presenza di massicci calcarei e dall'assenza di un adeguato letto dove scorrere; questa particolare configurazione geologica ha portato, nel corso delle ere, alla formazione, in quel tratto, di una palude stagnante nociva per la salubrità dei luoghi. Nel 271 a.C., il console romano Manio Curio Dentato ordina la costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far defluire le acque stagnanti in direzione del salto naturale di Marmore: da lì, l'acqua precipitava direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere.
Tuttavia, la soluzione di questo problema ne creava un altro: in concomitanza delle piene del Velino, l'enorme quantità d'acqua trasportata dal Nera minacciava direttamente il centro abitato di Terni. Questo fu motivo di contenzioso tra le due città, tanto che nel 54 a.C. si giunse a porre la questione direttamente al Senato Romano: Rieti era rappresentata da Cicerone, Terni da Aulo Pompeo. La causa si risolse con un nulla di fatto, e le cose rimasero così per i secoli successivi.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente ebbe fine la manutenzione del canale, il che portò a una diminuzione del deflusso delle acque e ad un progressivo impaludamento della piana reatina. Dopo varie peripezie, nel 1422 un nuovo canale venne costruito per ripristinare l'originaria portata del fiume (Cavo Reatino o Cavo Gregoriano, per via dell'intervento di Gregorio XII).
Papa Paolo III, nel 1545, diede mandato ad Antonio da Sangallo il Giovane di aprire un altro canale, la Cava Paolina, che però riuscì ad assolvere il proprio compito solo per 50 anni. Si pensò allora di ampliare la Cava Curiana e di costruire un ponte regolatore, una sorta di valvola che avrebbe permesso di regolare il deflusso delle acque. Quest'opera fu inaugurata nel 1598 da Papa Clemente VIII, che aveva affidato l'incarico progettuale a Giovanni Fontana, fratello di Domenico; ovviamente, il canale prese il nome di Cava Clementina.
Nei due secoli seguenti, l'opera creò non pochi problemi alla piana sottostante, ostacolando il corretto deflusso del Nera e provocando l'allagamento delle campagne circostanti. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l'architetto Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale e risolvendo finalmente la maggior parte dei problemi.
Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice: nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano i loro meccanismi sfruttando 2 m³ d'acqua del Cavo Curiano. Negli anni successivi, la cascata cominciò a essere sfruttata intensamente per la produzione di energia idroelettrica.
Una vista panoramica della cascata si può ammirare dal borgo medievale di Torreorsina, unico paese della Valnerina che si affaccia direttamente su di essa. Fra il 1901 e il 1960 tale località era raggiungibile mediante la tranvia Terni-Ferentillo, un'infrastruttura nata per agevolare il trasporto delle merci e delle persone lungo la valle della Nera che risultò determinante ai tempi dell'industrializzazione della stessa.

La leggenda
Sulle origini della cascata c'è una leggenda: una ninfa di nome Nera si innamorò di un bel pastore: Velino. Ma Giunone, gelosa di questo amore, trasformò la ninfa in un fiume, che prese appunto il nome di Nera. Allora Velino, per non perdere la sua amata, si gettò a capofitto dalla rupe di Marmore. Questo salto, destinato a ripetersi per l'eternità, si replica ora nella Cascata delle Marmore.

 

 

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